Nelle ultime ore si torna a parlare dell’aumento delle possibilità di ictus se si assumono questi farmaci comunissimi. Scatta l’allarme su possibili effetti avversi.
Grande attenzione a delle medicine che prendiamo molto spesso e che in realtà possono essere anche pericolose. Tutto nasce da una ricerca dell’Università de L’Aquila con il team che vede collaborare l’ospedale Maurizio Bufalini di Cesena e le Asl 1 di Avezzo-Sulmona. Queste hanno individuato una serie di farmaci che potenzialmente possono essere dannosi per la nostra salute e che possono favorire episodi legati a patologie molto gravi come gli ictus.
La cosa che ha spaventato l’opinione pubblica è che tra questi ci sono dei farmaci davvero molto comuni che utilizziamo anche più volte all’interno di un singolo mese. La ricerca non deve demonizzare i farmaci, ma aiutare le case farmaceutiche a lavorare su questi principi per evitare che vengono favorite patologie di questo genere.
Andiamo ora a vedere quali sono i farmaci chiamati in causa e qual è il motivo che ha portato a questa conclusione sicuramente molto delicata. Rimaniamo dell’idea però che dobbiate, in caso di problematiche di salute, confrontarvi con il vostro medico curante.
Lo studio dei ricercatori dell’Università de L’Aquila ha individuato questa serie di farmaci che potrebbero favorire l’insorgenza di ictus. Tra questi c’è l’aspirina che solitamente viene impegnata per le sue proprietà durante situazioni infiammatorie o influenzali, in grado anche di prevenire la formazione di coaguli. Il rischio è che un uso eccessivo a lungo andare possa portare a un’emorragia cerebrale.
Si fa riferimento poi anche ad altri farmaci noti come antiaggreganti che si utilizzano molto più di rado e che sono assegnati a persone che hanno protesi come quelle che si impiantano nelle valvole cardiache.
Interessante è il punto di vista della dottoressa Simona Sacco che ad Ansa ha spiegato: “L’effetto dannoso di questi farmaci è dovuto al fatto che, quando si rompe un vaso sanguigno, i farmaci antiaggreganti impediscono l’arresto del sanguinamento. Sono farmaci come la classica cardioaspirina, che spesso vengono percepiti come semplici e innocui, molto più degli anticoagulanti che invece agiscono con un metodo differente“.
Non bisogna ovviamente rinunciare a questi farmaci laddove c’è necessità anche perché si tratta a volte di farmaci salvavita che evitano complicazioni immediate e non a lungo raggio. Nonostante questo controllare lo stato della coagulazione, con esami di laboratorio come la nota INR, diventa fondamentale per chi fa uso di queste medicine.