La vittoria di Trump cambia gli scenari nel conflitto tra Ucraina e Russia? Lo abbiamo chiesto in esclusiva a Lorenzo Riggi di Geopolitica.info
La vittoria di Donald Trump alle ultime elezioni americane potrebbe rappresentare una sorta di svolta per una delle due guerre che attualmente sono in corso: ovvero quella tra Russia e Ucraina. Il presidente statunitense si è sempre detto in grado di poter arrivare ad una tregua nel giro di poche settimane.
La nostra redazione ha contattato in esclusiva Lorenzo Riggi, responsabile desk Russia di Geopolitica.info, per fare il punto della situazione e capire gli scenari futuri del conflitto.
Lorenzo Riggi, cosa cambia realmente nella guerra tra Ucraina e Russia con la vittoria di Trump?
“Nel breve periodo è difficile immaginare quali cambiamenti possa portare. In passato ha dimostrato grande imprevedibilità. Bisogna anche dire che c’è sempre stato un rapporto complesso con la Russia. E forse per questo motivo durante il suo primo mandato non abbiamo assistito ad un avvicinamento tra i due Paesi. Negli ultimi giorni si è parlato molto della possibilità di staccare la spina all’Ucraina, ma credo che sia improbabile. Lui ha detto di essere in grado di risolvere in poche settimane il conflitto. Non è da escludere che Trump sia disposto ad accettare che ciò che Mosca ha conquistato diventi russo e da lì riaprire un negoziato più ampio, ma non lo sappiamo con certezza. Ad oggi la sicurezza sembra rappresentato dal suo approccio finalizzato ad interrompere i combattimenti“.
Si parla tanto della possibilità di interrompere gli aiuti militari all’Ucraina. È possibile?
“Altro grande punto aperto. In questi giorni sono girate indiscrezioni su possibili contatti tra i repubblicani rispetto alla proposta di pace avanzata da Cina e Brasile. Bisogna dire che è la più debole visto che congela praticamente le cose come sono. Ma c’è anche da sottolineare che nell’ultimo anno il partito di Trump si è opposto agli aiuti all’Ucraina. Quindi lo scenario in cui i repubblicano si dividono sul tema non è da escludere. Altro tema da sottolineare è che la politica estera del presidente americano si è sempre basata sulla pace attraverso la forza. Questo potrebbe magari passare anche con un semplice cessate il fuoco, ma con il riarmo massiccio dell’Ucraina“.
Ma i rapporti tra Trump e Putin come sono?
“Durante la sua prima amministrazione direi normali. Non vorrei dire cordiali perché ci sono stati davvero pochi incontri. Sicuramente il fatto di essere stato accusato di aver vinto le elezioni grazie al supporto di Mosca hanno portato Trump a mantenere un approccio cauto nei confronti di Mosca. Potrebbero essere due leader destinati a trovare più punti di vicinanza rispetto a Biden, ma non credo che vedremo delle fughe in avanti nelle relazioni fra i due Paesi“.
Potrebbe essere l’Unione Europea a convincere Trump ad aiutare l’Ucraina?
“L’Europa credo che non tema una amministrazione americana ostile ad inviare aiuto, ma un Trump che pretende un impegno maggiore da parte dell’Ue. Diciamo che l’industria del Vecchio Continente non ha le capacità per sostenere uno sforzo autonomo in modo autonomo. La vittoria del candidato repubblicano potrebbe accelerare su questo. La nuova commissione von der Leyen non è pienamente operativa. Vedremo cosa succederà con il nuovo anno”.
I dazi rappresentano una mossa per magari costringere la Russia ad aprire ad un negoziato?
“Io credo di no. Da un lato i pacchetti di sanzione decisi fino ad oggi hanno paralizzato l’import e l’export da e per la Russia e non penso sia possibile inserire dei nuovi dazi. Bisogna anche dire che l’economia americana è sempre stata poco esposta sul mercato russo“.
Cosa sta succedendo sul campo di battaglia?
“È un inverno arrivato un pochino più lentamente rispetto al passato. Non ha piovuto massicciamente e questo ha lasciato il terreno solido per manovrare. La guerra va avanti con un ritmo incessante. Naturalmente il clima la farà da padrona e assisteremo in futuro ad un rallentamento delle operazioni anche se la Russia ha dimostrato lo scorso anno di avere uomini e mezzi per continuare a combattere anche in pieno inverno. Per il momento Mosca continua ad attaccare soprattutto nell’oblast di Donetsk“.
E l’Ucraina?
“L’offensiva ucraina su Kursk è diminuita da inizio settembre. Le conquiste non sono incrementate quindi i russi hanno iniziato ad erodere moto lentamente la loro posizione. Negli ultimi due mesi è emersa una cosa: da una parte Mosca continua ad avanzare a Sud rafforzando la propria posizione, dall’altra l’Ucraina continua a difendere con le unghie e i denti i territori conquistati a Nord anche con un costo umano significativo“.
Perché questo?
“Temono che qualora si dovesse arrivare ad un negoziato forzato avere quel territorio potrebbe essere un fattore rilevante soprattutto negli scambi. Ma bisogna dire che ad oggi questo blocca la possibilità di una tregau: i russi non sono disposti a trattare con la presenza ucraina sul proprio territorio“.