L’ex tennista azzurro gioisce per la vittoria della Davis, ma riporta tutti con i piedi per terra: “Non è che abbiamo sconfitto degli avversari super”. Poi sul tennista romano è ancora più duro…
Il successo della Nazionale di Tennis in Coppa Davis, il secondo consecutivo, certifica un anno straordinario per il tennis italiano: gli azzurri di Volandri hanno conquistato per il secondo anno consecutivo il trofeo internazionale più prestigioso, rispondendo alle azzurre della Garbin, che avevano vinto la Billie Jean Cup. Un doppio trionfo che arriva dopo i successi di Sinner (due titoli del Grande Slam, le Atp Finals, il primo posto nella classifica Atp), i risultati straordinari di Jasmine Paolini, il bronzo di Musetti e e l’oro della coppia Paolini-Errani alle Olimpiadi, le vittorie del doppio Vavassori-Bolelli e i tornei portati a casa da Berrettini e dagli altri azzurri. “Un anno magico”, sentenzia in esclusiva ai nostri microfoni Nicola Pietrangeli.
L’ex tennista e capitano della Nazionale che vinse la prima Coppa Davis a Santiago del Cile nel 1976, da una parte gioisce per il successo degli azzurri, dall’altra resta con i piedi per terra, paragonando l’edizione di oggi con quella di qualche anno fa. “Partiamo da un presupposto – dice Pietrangeli – la vecchia formula della Coppa Davis era quella giusta. Oggi è tutta un’altra storia. E non c’è più quell’entusiasmo e quella passione che c’era una volta”.
Ma l’Italia è rimasta incollata davanti alla tv per tifare e gioire dei successi di Sinner e Berrettini…
“Per la finale è normale, ma la verità è un’altra…”.
Quale sarebbe?
“L’italiano non è uno sportivo, è un semplice tifoso, che si appassiona quando le cose vanno bene. Due mesi fa eravamo tutti appassionati di vela, oggi siamo tutti tifosi di tennis. E’ sempre stato così”.
Ma l’Italia del tennis oggi trascina tutti…
“Sta vivendo un momento eccezionale, il migliore della storia. Anche ai miei tempi non c’erano tanti atleti così tutti insieme protagonisti. Oggi tra le donne e gli uomini siamo al top. E c’è da rendere merito al presidente della Federazione Binaghi che sta facendo un ottimo lavoro. Ora bisogna solo vedere se tra gli juniores c’è qualcuno che sta per sbocciare. Allora possiamo stare tranquilli per un bel pò”.
Cosa le è piaciuto della finale?
“La prima partita, quella di Berrettini, che è stata quella decisiva, è stata una brutta partita: giocata male. Ma per fortuna che è arrivato il risultato. In Davis serve vincere, in qualsiasi modo, ma tennisticamente è stata una brutta partita. Non mi è piaciuta”.
Meglio quella di Sinner?
“Noi fortunatamente abbiamo un bel vantaggio: con Sinner partiamo sempre 1-0. E questa cosa l’abbiamo sfruttata alla grande. Dobbiamo anche essere onesti. Non è che abbiamo affrontato chissà quale avversario. L’Olanda era poca cosa, non avevano dei fuoriclasse. L’unica squadra che poteva impensierirci era quella degli Stati Uniti, ma non ho capito come ha fatto a farsi eliminare”.
Hanno commesso degli errori, che l’Italia non ha commesso…
“E’ vero, infatti noi affrontiamo e battiamo quelli che ci sfidano. Se sbagliano, tanto meglio. Come dicevo, questa formula della Coppa Davis a me non piace, ma l’abbiamo sfruttata alla grande e avendo un punto su tre quasi matematico, ci siamo avvantaggiati”.
Il tennis italiano ha mai toccato livelli di questa grandezza?
“Mai: abbiamo il numero uno al mondo, nelle donne vinciamo sempre e molti giocatori sono ancora giovani. Oggi siamo la nazione più forte al mondo”.
Neanche negli anni in cui lei giocava c’erano così tanti giocatori di talento?
“Nel mio periodo c’erano giocatori forti, penso ai Sirola, Gherlini, Beppe Merlo, ma erano tutti più grandi di me. Io ero il più giovane, e alle mie spalle avevo si dei buoni giocatori, ma non dei fenomeni come oggi. Questo è sicuramente il momento più esaltante del nostro tennis”.
E adesso?
“Adesso si deve puntare alla terza Coppa Davis, sperando però che torni il vecchio modello e che torni ad essere entusiasmante, bella ed emozionante come quella di una volta”.