Sky è accusata di non aver adeguatamente informato i propri clienti in occasione del ritorno alla fatturazione mensile.
L’Unione Nazionale Consumatori ha presentato un esposto all’Antitrust contro Sky. L’emittente è accusata di aver approfittato dell’ormai imminente ritorno alla fatturazione mensile per ritoccare all’insù il costo mensile dell’abbonamento, senza informare adeguatamente i propri clienti.
In particolare, nella comunicazione inviata da Sky ai propri abbonati si legge: ”come previsto dalla legge 172/2017, dal 1° aprile 2018 la fatturazione del tuo abbonamento annuale SKY avrà cadenza mensile, quindi non più ogni quattro settimane. Il costo del tuo abbonamento annuale non cambierà, rimanendo uguale a quello applicato dal 1° ottobre 2017”.
In altre parole, i rinnovi annuali scendono da 13 a 12, mentre i costi restano fissi, il che implica necessariamente l’aumento del costo per ogni rinnovo; una fattispecie che secondo l’Unc tradisce lo spirito della norma che ha imposto il ritorno alla tariffazione mensile, una legge pensata proprio per bloccare i rincari nascosti nella fatturazione a 28 giorni.
“L’intento di giustificare il rialzo dell’abbonamento come la conseguenza di un adempimento imposto dalla legge – scrive l’Unc – non solo non rispetta l’effetto sanante della norma e l’obiettivo che si prefiggeva, ma finisce per limitare l’esercizio del diritto di recesso, dato che i consumatori potrebbero erroneamente ritenere che l’aumento sia dovuto alla legge”.
Per questa ragione, spiega la nota, è stato chiesto all’Antitrust “di accertare la legittimità della condotta di Sky alla luce della normativa in materia di pratiche commerciali scorrette”.