Secondo il report nazionale pubblicato dalla Caritas italiana, il numero di famiglie povere in Italia è aumentato. I dati dell’Abruzzo riportano ben 6000 famiglie assistite nel corso del 2022.
Sarà il periodo o la conformazione socio culturale del fenomeno, ma la povertà in Italia è ormai un dato in continua crescita con cui bisogna fare giornalmente i conti. I numeri sono in aumento ormai da diverso tempo, anche a causa di una pressione fiscale sempre più schiacciante, oltre a un aumento generale del costo della vita sia a nord che a sud, che lasciano ben poco spazio di manovra a famiglie in condizioni di indigenza.
Di recente, la Caritas italiana ha pubblicato il solito report nazionale, dal titolo “Tutto da perdere”, presentato all’Aurum il 18 novembre nell’ambito del convegno “Raccontare la povertà” organizzato e promosso dalla Caritas diocesana di Pescara-Penne in collaborazione con il Banco alimentare d’Abruzzo. I numeri che emergono sono decisamente preoccupanti.
I numeri del report della Caritas
Nella giornata di sabato 18 novembre, nell’ambito del convegno “Raccontare la povertà” organizzato e promosso dalla Caritas diocesana di Pescara-Penne in collaborazione con il Banco alimentare d’Abruzzo, è stato presentato il report nazionale 2023 della Caritas italiana, che fa riferimento ai dati rilevati nel 2022, mettendo di fronte a una situazione decisamente pericolosa.
Una prima avvisaglia era arrivata già dal bilancio sociale 2022 “Artigiani della Pace” e ora, col report nazionale 2023 “Tutto da Perdere”, arrivano tristi riconferme: secondo quest’ultimo infatti, nell’area Abruzzo-Molise sono state assistite ben 6mila 86 famiglie, numero estremamente preoccupante a cui si aggiunge il primato negativo di persone che alla Caritas si rivolgono per più di un problema: il 51,1%.
Quello di Abruzzo e Molise, è un riflesso inevitabile di quello che succede a livello nazionale. La Caritas ha dichiarato che la povertà, a differenza di qualche anno fa, è ormai un “fenomeno strutturale” e non può più essere considerato residuale. Altro dato, arriva dai centri di ascolto Caritas che hanno presentato un incremento del 12% rispetto ai dati del 2021, con l’Abruzzo in particolare che registra una crescita del 43,3%.
Per la prima volta, nel rapporto è stata inclusa anche la cosiddetta “povertà energetica” cioè l’impossibilità di garantire un livello minimo di consumo energetico, portando a inevitabili situazioni di disagio: il 9,9% della popolazione è colpito dal problema. Tra i fattori che offrono sempre più tutele rispetto al rischio d’indigenza, vi è l’istruzione mentre il lavoro non è più causa sufficiente di benessere, dando vita alla figura dei “working poor”: non manca il lavoro ma il reddito.