La legge di Bilancio 2025 è sempre più vicina e tutti siamo in ansia di scoprire cosa cambierà sul fronte delle pensioni.
Anno nuovo e pensioni nuove? Tutti speriamo in un superamento della legge Fornero che, però, al momento non è ancora possibile per mancanza di adeguate risorse finanziarie. Non solo: anche la denatalità che continua a colpire l’Italia non agevola certo una riforma delle pensioni che vada nella direzione delle uscite anticipate dal lavoro.
Le casse dell’Inps, ad oggi, non possono sopportare troppi prepensionamenti e, pertanto, bisogna agire con molta gradualità. Impensabile, per ora, estendere a tutti Quota 41 come da anni chiede la Lega di Matteo Salvini. Si stima che, anche applicando il ricalcolo contributivo a tutti gli assegni, estendere questa misura a tutti dissanguerebbe in men che non si dica le casse statali.
Il Governo di Giorgia Meloni è chiamato a superare questa prova: scogliere il nodo delle pensioni. Per ora il nodo è ancora piuttosto ingarbugliato e i problemi da risolvere sono tanti ma, nel frattempo, è stata annunciata una buona notizia: riconfermate Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 anche per il 2025.
E’ stata presentata, qualche giorno fa, la bozza della Legge di Bilancio 2025. Con grande stupore tutte e tre le misure di pensione anticipata sono state riconfermate per il 2025. Dunque il prossimo anno si potrà ancora andare in pensione in anticipo sfruttando Quota 103, Opzione donna e Ape sociale.
Per quanto riguarda Quota 103 resterà tutto invariato. Questa misura si rivolge a tutte le categorie di lavoratori e permette di accedere alla pensione a soli 62 anni purché gli anni di contributi siano pari almeno a 41. Dallo scorso anno, però, è stata introdotta una penalizzazione piuttosto pesante.
Infatti chi sceglie di andare in pensione con Quota 103 avrà l‘assegno previdenziale interamente ricalcolato con il sistema contributivo. Questo può comportare perdite anche del 30% ogni mese. Ma non solo: con Quota 103 l’importo dell’assegno pensionistico non può mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps.
Passiamo ad Ape sociale, misura introdotta nel 2017 ma mai diventata strutturale. Con Ape sociale è possibile accedere alla pensione a 63 anni e 5 mesi con appena 30 anni di contributi ma questa misura si rivolge solo a:
Con Ape sociale l‘assegno previdenziale può arrivare al massimo a 1500 euro al mese, non è soggetto alla rivalutazione annua e non sono previste né la tredicesima né la quattordicesima. Inoltre Ape sociale non dà la possibilità di tornare a lavorare per arrotondare la pensione. Ammesso solo il lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5000 euro all’anno. Questi limiti, tuttavia, vengono meno quando il soggetto compie 67 anni.
Riconfermata per il 21esimo anno consecutivo anche Opzione Donna, misura introdotta nel lontano 2004 dal secondo Governo di Silvio Berlusconi. Opzione donna è molto cambiata rispetto alle origini. Nel 2025 resteranno in vigore gli stessi criteri del 2024: pensione a 61 anni con almeno 35 anni di contributi. Sconto anagrafico di un anno per ogni figlio fino ad un massimo di due.
Pertanto le donne con 1 figlio potranno andare in pensione a 60 anni, le donne con 2 o più figli potranno andare in pensione a 59 anni. Questa misura, dal 2023 in poi, non si rivolge più a tutte le lavoratrici ma solo a quelle appartenenti a queste categorie:
Con Opzione donna l’assegno viene interamente ricalcolato con il sistema contributivo.