Il CBD, o cannabidiolo, è una delle molecole appartenenti alla famiglia dei cannabinoidi. Queste sostanze vengono principalmente prodotte dai tricomi della pianta di cannabis, e sembrano racchiudere innumerevoli effetti terapeutici. Il CBD ha ottenuto molta popolarità grazie alla sua capacità di trattare i sintomi di vari disturbi. Ha dimostrato un’azione antinfiammatoria, antiossidante, anti-convulsiva, e neuroprotettiva.
Il CBD ha ottenuto un’enorme popolarità non appena le testimonianze aneddotiche relative ai suoi effetti sono state diffuse sui media mainstream. Gli esperti pubblicano costantemente articoli sui presunti meccanismi d’azione della molecola, e stanno esaminando l’influsso del cannabinoide su modelli di infiammazione, stress ossidativo e convulsioni. Essendo privo di effetti inebrianti, il CBD è più facile da studiare ed è maggiormente accettato dal pubblico, rispetto al THC.
Tuttavia, gli scienziati stanno ancora analizzando solo la punta dell’iceberg. Devono ancora scoprire in che modo il CBD agisce nell’organismo, e gli studi clinici sono ancora limitati. Alcune ricerche hanno testato gli effetti[5] della cannabis ricca di THC sui modelli di emicrania, ma la pianta contiene centinaia di composti fitochimici, inclusi cannabinoidi e terpeni, ognuno dei quali agisce in modo differente.
Di seguito, scoprirete tutto ciò che c’è da sapere sull’emicrania e le più recenti scoperte scientifiche sull’argomento.
L’emicrania è un mal di testa di intensità variabile, percepito come una pulsazione fastidiosa, generalmente su un solo lato della testa. Oltre a causare dolore persistente e spesso insopportabile, l’emicrania può generare altri sintomi come vomito, nausea e ipersensibilità a luce e suoni.
L’emicrania è un disturbo molto diffuso, e colpisce circa 38 milioni di individui solo negli Stati Uniti. Ne soffre circa il 6% degli uomini, e il 18% delle donne. Ben 5 milioni di cittadini statunitensi sperimentano almeno un’emicrania al mese.
Esistono vari tipi di emicrania, ciascuno con particolari sintomi. Il 70–90% della popolazione soffre di emicrania senza aura, che dura per 4–72 ore ed è contraddistinta da dolore pulsante ad un lato della testa. L’emicrania con aura è un altro tipo molto comune di emicrania, ed è accompagnata da vari sintomi di natura neurologica. I sintomi includono oscuramento parziale della vista, lampi luminosi, visione “a tunnel” e macchie scintillanti nel campo visivo. Un’altra forma di emicrania è l’emicrania cronica, che può persistere per più di 15 giorni al mese.
La causa esatta dell’emicrania è ancora ignota. Tuttavia, si ritiene che possa essere generata da alterazioni chimiche o nervose, o da malfunzionamenti dei vasi sanguigni nel cervello.
Gli studi condotti su questo argomento sono ancora allo stadio iniziale e pertanto incompleti, soprattutto a causa delle restrizioni a cui il CBD è stato sottoposto fino a poco tempo fa. Anche se non si è ancora giunti a conclusioni precise a livello scientifico, alcuni indizi suggeriscono che il CBD potrebbe contribuire a trattare l’emicrania.
L’efficacia di questa molecola deriva dalla sua interazione con il sistema endocannabinoide. Tale sistema è composto da siti recettori presenti in varie cellule sparse nell’organismo, e la sua azione regola numerosi processi fisiologici. I siti recettori sono chiamati recettori CB1 e CB2.
L’intero sistema è regolato da sostanze chimiche chiamate endocannabinoidi. Queste molecole hanno una struttura simile ai fitocannabinoidi, i cannabinoidi della pianta di cannabis, e quindi effetti analoghi anche sul corpo umano.
Si ritiene che il sistema endocannabinoide svolga un ruolo importante nel trattamento dell’emicrania, e che possa essere attivato tramite la somministrazione di CBD. Un articolo pubblicato nella rivista Experimental Neurology afferma che questo sistema potrebbe agire a livello centrale e periferico nell’elaborazione dei segnali di dolore.
Gli endocannabinoidi sarebbero in grado di inibire il rilascio dei neurotrasmettitori che controllano i segnali di dolore, interagendo con i recettori CB1. Secondo gli autori dell’articolo, il sistema endocannabinoide è un promettente strumento terapeutico, utile per ridurre l’infiammazione e il dolore fisiologico causati dall’emicrania.
Se questa ipotesi è corretta, la mancanza di endocannabinoidi nel sistema potrebbe contribuire allo sviluppo dell’emicrania e di altri disturbi. Tale condizione, nota come carenza clinica di endocannabinoidi, potrebbe rappresentare la causa primaria di emicrania in alcuni individui.
L’anandamide, o AEA, è uno dei vari endocannabinoidi prodotti dal corpo umano. Uno studio pubblicato nella rivista Neuroendocrinology Letters indica che questa molecola può stimolare o inibire l’attività di alcuni recettori della serotonina. Di conseguenza, l’anandamide potrebbe racchiudere potenziali effetti terapeutici per il trattamento dell’emicrania. Gli autori dell’articolo dichiarano che l’AEA ha un’azione tonificante sulla materia grigia periacqueduttale, un’area del cervello in cui ha origine l’emicrania.
Altre ricerche pubblicate nel Journal of Headache and Pain hanno esaminato il ruolo dell’anandamide sulle cavie animali. I test confermano che una disfunzione del sistema endocannabinoide può contribuire all’insorgenza di emicranie. Gli autori dello studio ipotizzano che modulare i recettori del sistema endocannabinoide, ad esempio somministrando AEA, può essere utile per trattare il dolore da emicrania.
L’olio di CBD potrebbe essere particolarmente efficace nel trattamento dell’emicrania grazie alla sua capacità di regolare i livelli di AEA, il cannabinoide endogeno in grado di alleviare gli attacchi di emicrania in determinate circostanze. È stato dimostrato che il CBD inibisce l’assorbimento di AEA e degli enzimi che degradano questa molecola. Pertanto, il CBD permette all’anandamide di circolare fuori dalla cellula per un periodo di tempo più lungo, esercitando l’effetto benefico citato precedentemente.
Il CBD può essere somministrato in vari modi. Chi ama fumare cannabis, può inserire i fiori ricchi di CBD all’interno di canne o vaporizzatori. Il CBD sta diventano sempre più popolare, e moltissime banche di semi scelgono di produrre varietà con concentrazioni di CBD elevatissime e dosi di THC quasi nulle.
Probabilmente il modo più semplice e discreto per assumere CBD è utilizzando l’olio di CBD. Questo olio può essere versato sotto la lingua, ed entra rapidamente in circolo nel flusso sanguigno. L’olio di CBD è disponibile anche in capsule, da assumere come integratore alimentare quotidiano.
Il CBD è praticamente privo di effetti collaterali. Se non avete mai assaggiato un prodotto contenente CBD prima d’ora, vi consigliamo di iniziare con un dosaggio basso, ed aumentare gradualmente la dose per valutare la reazione del vostro organismo.
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