Sono sempre più frequenti i casi in cui si vede sospesa la pensione o, peggio, bisogna restituirla. Attenzione a queste fattispecie.
L’argomento delle pensioni sospese e da restituire è sempre più al centro dell’attenzione, soprattutto per via dei rischi significativi che possono comportare per molti pensionati. Come vedremo di qui a breve, non si tratta di ipotesi così peregrine, ma di fattispecie che, purtroppo, si manifestano sempre con maggiore ricorrenza.
Due misure specifiche, in particolare, presentano insidie che è importante conoscere per evitare spiacevoli sorprese. Entriamo nel dettaglio.
Quando la pensione può essere sospesa o va restituita
Il tempo della pensione dovrebbe essere quello della “ricompensa” dopo tanti anni di duro lavoro, al servizio degli altri, al servizio della propria famiglia, al servizio dello Stato. Invece, in Italia, crescono le preoccupazioni. Non solo, infatti, nessuno schieramento politico ha mai concretamente messo in atto la tanto promessa riforma delle pensioni.
Una riforma strutturale che dovrebbe riguardare più settori. In primis, evidentemente, gli aspetti economici. Le pensioni, infatti, andrebbero adeguate meglio ai tempi che viviamo, che sono di grande crisi. E, invece, l’importo degli assegni mensili continua a essere troppo esiguo. Non solo. dovrebbero essere rivisti sia i termini che regolano l’età pensionabile, ma anche i criteri che riguardano i contributi versati.
Dunque, dicevamo, non solo la politica non ha messo in atto niente di tutto ciò. Ma il sistema, come è costituito oggi, mette anche a rischio la pensione stessa di una vasta platea di persone che si sono ritirate dal mondo del lavoro. Ecco, allora, i casi in cui si potrebbe vedere sospesa la propria pensione. O, peggio, restituita.
La prima misura a rischio è la pensione anticipata ottenuta tramite la cosiddetta “Quota 103”. Questo strumento permette di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi. Tuttavia, c’è un aspetto che molti non considerano: il rischio di superare il limite di reddito annuo previsto per chi accede a questa forma di pensionamento anticipato.
Se un pensionato, dopo aver beneficiato della Quota 103, decide di lavorare e percepisce un reddito da lavoro dipendente o autonomo, potrebbe superare il limite stabilito dalla legge. In tal caso, la pensione potrebbe essere sospesa, con la necessità di restituire le somme indebitamente percepite.
Un’altra misura che presenta rischi è quella del riscatto della laurea. Una scelta che non è sempre così conveniente. In alcuni casi, il costo del riscatto potrebbe non tradursi in un reale beneficio pensionistico. Inoltre, il riscatto potrebbe aumentare il reddito imponibile, con conseguenti tasse più alte, senza garantire un incremento proporzionale dell’assegno pensionistico.
Entrambe queste misure, se non gestite con attenzione, possono portare a conseguenze finanziarie gravi per i pensionati. Da un lato, c’è il rischio di dover restituire somme importanti, dall’altro, quello di non vedere un ritorno adeguato sugli investimenti fatti per riscattare gli anni di studio.
Ovviamente, quale che sia la vostra situazione, il consiglio è quello di sempre: consultate un professionista del settore che saprà guidarvi nel mare magnum del sistema pensionistico italiano.