Aumenti in arrivo a partire dal 2025 per le pensioni, ma quanto guadagneranno concretamente i pensionati?
Il 2025 porterà novità per le pensioni, con rivalutazioni previste già da gennaio. In teoria una buona notizia, nella pratica un po’ meno. Non tutti i pensionati vedranno infatti un incremento significativo nei loro assegni. Gli importi fissati dal decreto ministeriale del 10 novembre 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, deluderanno senza alcun ombra di dubbio molti.
La rivalutazione per il prossimo anno sarà infatti dello 0,8%, mentre per il 2024 non ci sarà alcun conguaglio: il tasso definitivo resta confermato al 5,4%, come già riconosciuto in via provvisoria. Ma cosa significa in concreto per le pensioni minime e per chi percepisce assegni più alti?
La rivalutazione, o perequazione, è il meccanismo che adegua le pensioni al costo della vita, in base all’indice ISTAT. Questo sistema si applica a tutte le pensioni, comprese quelle di reversibilità, invalidità civile e assegni sociali. Ogni anno, il calcolo si basa su due operazioni: acconto per l’anno in corso e conguaglio per l’anno precedente.
Nel 2025, però, il conguaglio relativo al 2024 non porterà alcun aggiustamento, poiché il tasso definitivo coincide con quello provvisorio. Resta quindi solo da considerare l’incremento legato al nuovo tasso dello 0,8%, che influirà in modo diverso sugli assegni a seconda del loro importo.
Pensioni minime, un aumento quasi impercettibile
I pensionati con assegni minimi si troveranno di fronte a una rivalutazione che, nonostante l’aggiunta straordinaria del 2,2% prevista dalla Legge di Bilancio 2025, si tradurrà in un incremento di pochi euro. Senza questo intervento, infatti, l’importo minimo sarebbe sceso da 614,77 euro a 603,39 euro, ma con la rivalutazione straordinaria si arriverà a 616,57 euro. L’aumento reale? Appena 1,80 euro al mese, pari a 23,40 euro l’anno.
Anche per chi percepisce pensioni superiori al minimo, la rivalutazione seguirà il cosiddetto sistema a scaglioni, applicando percentuali decrescenti a seconda dell’importo:
- Fino a 4 volte il minimo: rivalutazione piena allo 0,8%.
- Tra 4 e 5 volte il minimo: rivalutazione al 90% dell’indice (0,72%).
- Oltre 5 volte il minimo: rivalutazione al 75% dell’indice (0,60%).
Un pensionato che riceve 2.000 euro al mese, ad esempio, avrà un aumento di soli 16 euro mensili, corrispondenti a 208 euro l’anno.
Una novità della Legge di Bilancio riguarda i pensionati residenti all’estero, che non beneficeranno di alcuna rivalutazione per assegni superiori al minimo. La misura ha già sollevato qualche polemica, ma rientra nel quadro di contenimento della spesa previdenziale. Gli aumenti, dunque, ci saranno, ma risulteranno a dir poco modesti, specialmente per le pensioni più basse. Un segnale decisamente insufficiente per far fronte alle crescenti difficoltà legate al potere d’acquisto.