Cassa integrazione: in questi casi ti spetta il forte risarcimento, non farti fregare

Non sempre la cassa integrazione è l’epilogo di un percorso legittimo. Quando il lavoratore può ottenere un risarcimento?

In alcuni casi il lavoratore potrebbe essere messo in cassa integrazione in maniera ‘illegittima’ ovvero senza che vengano a sussistere i presupposti per poterlo fare. Si tratta di un’azione che potrebbe avere delle conseguenze per il datore di lavoro ed è la giurisprudenza a definire nello specifico che cosa può accadere in situazioni simili dal punto di vista dei rimborsi e dei risarcimenti per i danni arrecati.

Cassa integrazione illegittima, quali conseguenze
Quali risarcimenti per la CIG illegittima. La sentenza della Cassazione-Abruzzo.cityrumors.it

Tali conseguenze sono di recente state chiarite da una specifica ordinanza, la numero 10267/2024 della Corte di Cassazione e fa riferimento al caso di un lavoratore collocato in CIG, ovvero in cassa integrazione guadagni, in maniera illegittima. Vediamo che cosa è stato stabilito e quanti soldi si possono ricevere sotto forma di risarcimento per i danni provocati.

Finire in CIG illegittimamente, quali sono le conseguenze

La vicenda in questione è in realtà uno dei molteplici casi nei quali un lavoratore potrebbe essere sospeso dal lavoro e finire in cassa integrazione in maniera erronea. In questo caso la lavoratrice è stata sospesa dal lavoro sulla base di criteri non appropriati per quanto concerne la selezione dei dipendenti da mettere in cassa integrazione.

Una collocazione illegittima, dunque, sulla base della quale si è espressa la Cassazione sottolineando quali dovranno essere le conseguenze per la lavoratrice che, di fatto, ha subito un danno di una certa rilevanza.

Risarcimento per cig illegittima, gli importi da erogare
Cassazione, l’inattività forzata e illegittima procura un danno al lavoratore-Abruzzo.cityrumors.it

Nel caso in questione l’illegittimità della sospensione è stata confermata in appello stabilendo che alla lavoratrice spetteranno una serie di rimborsi e risarcimenti. A cominciare da un importo relativo alle retribuzioni perse al quale andrà sommato un ulteriore indennizzo per il danno alla professionalità.

Nella fattispecie questo danno è stato quantificato nel 30% della retribuzione netta mensile della dipendente prendendo come quantità complessiva il periodo della sospensione giudicata illegittima.

Di fatto la Cassazione ha confermato che non si possa negare che “l’inattività forzata procuri un danno alla professionalità del lavoratore”. Il dipendente non solo non ha la possibilità di esercitare le sue competenze ma ne vengono danneggiati l’immagine ed il patrimonio professionale oltre alla possibilità di crescere e all’esperienza.

Tanto più nel caso in cui il periodo di inattività sia molto dilatato nel tempo. Di fatto viene infranto l’articolo numero 2103 del Codice Civile relativo alle mansioni del dipendente. Ma non solo perché il datore di lavoro viola il diritto fondamentale al lavoro procurando un danno derivante da inattività.

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