Chieti. “Non vogliamo morire di tasse”. È stata questa la scritta che ha aperto il corteo di commercianti, artigiani, piccoli imprenditori della provincia di Chieti, che per la prima volta sono scesi in piazza per protestare contro l’aumento delle tasse locali che, in alcuni comuni della provincia come lo stesso capoluogo, ha raggiunto record del 300 per cento.
A lanciare la manifestazione sono state le principali associazioni provinciali di imprese: Confesercenti, Cna, Confartigianato, Casartigiani, Confcommercio. Le associazioni hanno chiamato a raccolta i propri aderenti in piazza Vico, nel centro della città di Chieti, per poi sfilare lungo corso Marrucino e raggiungere piazza Valignani, dove di fronte alla sede provvisoria del Comune si sono alternati al microfono i presidenti ed i direttori delle associazioni, gli associati, i rappresentanti dei consorzi di via.
“Il mercato è crollato, ma le amministrazioni locali sembrano non averlo ancora capito – ha sottolineato Lido Legnini, direttore provinciale di Confesercenti Chieti, aprendo gli interventi – e le nostre imprese continuano ad essere considerate come dei bancomat. Ma non abbiamo più la forza per sostenere tali pretese, oggi riconsegniamo simbolicamente le chiavi delle attività perché gli amministratori capiscano che imporre aumenti così elevati è fuori da ogni razionalità”.
“Le scelte più pesanti nei confronti della piccola impresa stanno arrivando proprio dalle istituzioni che dovrebbero essere più vicine alle nostre esigenze ed ai nostri problemi, e cioè i Comuni, che conoscono più del governo centrale l’importanza del nostro ruolo, e che nonostante ciò hanno scelto di applicare una tassazione punitiva nei confronti delle nostre attività” ha aggiunto Letizia Scastiglia, direttrice di Cna Chieti.
“È evidente – ha sottolineato poi Daniele Giangiulli, direttore di Confartigianato – che sottrarre quel poco di liquidità che le aziende mantengono per sopravvivere, equivale a condannarle a morte nel giro di pochi mesi”.
“Ci sono Comuni che lo hanno compreso: altri no. Ed è per questa ragione – ha sottolineato inoltre Marisa Tiberio, presidente di Confcommercio – che oggi, simbolicamente, riconsegniamo proprio al Comune le chiavi delle nostre attività”.
“Senza le nostre attività e senza le tasse che abbiamo sempre pagato, i Comuni andrebbero in default – ha affermato Americo Di Menno Di Bucchianico presidente di Casartigiani – ed oggi per la prima volta siamo in piazza”.
“Non la daremo vinta a nessuno – ha annunciato infine Franco Menna, presidente provinciale di Confesercenti – e non abbasseremo le nostre saracinesche. Le nostre imprese sono il cuore pulsante dell’economia italiana e non ci arrenderemo”.
Alla fine della manifestazione commercianti e artigiani hanno depositato simbolicamente le chiavi delle proprie attività in una cassa che è stata consegnata al sindaco di Chieti Umberto Di Primio.
“I commercianti di Chieti – ha detto il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio – hanno tutta la mia più profonda comprensione per il disagio che stanno vivendo, nonché l’assoluta condivisione delle loro battaglie, ma come ho spiegato loro questa mattina, vorrei che si sapesse che l’Amministrazione Comunale è schierata dalla loro stessa parte, perché le tasse che siamo stati costretti ad emettere di certo non le abbiamo volute noi amministratori locali. Alla luce dell’attuale situazione di crisi, faremo fronte comune per esaminare insieme le future tassazioni che riguardano, in particolare, i commercianti.Il 29 gennaio prossimo, insieme a tutti i sindaci d’Italia, sarò a Roma per protestare contro l’attuale sistema di tassazione imposto dal Governo, ma soprattutto per chiedere di allentare la pressione fiscale sui cittadini e di dare reale autonomia alle amministrazioni locali per la gestione della fiscalità. In definitiva – ha evidenziato il sindaco – per far comprendere a chi ci governa che non è più possibile tartassare i cittadini ed i commercianti con dei tributi iniqui.Già da adesso, inoltre, confermo la mia ulteriore presenza a Roma, il 18 febbraio, alla manifestazione organizzata dalle associazioni di categoria della mia città, per far sentire forte la voce degli amministratori locali che non intendono più svolgere il ruolo di gabellieri del Governo. Un Governo che non po’ continuare a comportarsi come una sanguisuga senza però porre in atto concrete riforme per contrastare gli sperperi della politica”.