Certamente vi sarete imbattuti nella visione del giro d’Italia ciclistico, un evento oramai storico famoso in tutto il mondo, che quest’anno ha avuto Tortoreto come luogo di partenza di una tappa; il “giro” è anche un’occasione per osservare paesaggi, usi, costumi e colori delle diverse regioni d’Italia per farci comprendere la ricchezza della nostra penisola che, 200 milioni di anni fa, si staccò dall’Africa per “attraccare” sulle sponde dell’odierna Francia, Svizzera ed Austria dando origine (a causa della forza d’urto) alla catena alpina!
Da qui, l’idea (fortemente voluta dallo chef Gianfranco Verdecchia) di un giro d’Italia enogastronomico che ci faccia conoscere piatti e vini delle 20 regioni d’Italia ma soprattutto comprenderne le vicissitudini umane e climatiche che hanno condotto a quel tipo di enogastronomia!
Come prima tappa, abbiamo scelto una piccola regione, di cui si parla poco anche perchè a prevalenza di lingua francofona: la Valle D’Aosta!
Fondata dagli antichi romani nel 25 a.c. come “appendice” della Gallia, si caratterizza per un territorio montano abbastanza impervio e scosceso con una lingua parlata di origine gallo-romanza denominata patois valdotaine (una specie di dialetto francese). Fino al 900 d.c. è stato un territorio povero, con una pastorizia d’alta montagna piena d’insidie e poco redditizia poi, dal 904 l’annessione al Ducato di Borgogna (che già 500 anni prima praticava una viticoltura medio-evoluta) provocò la svolta con una profonda opera di disboscamento e creazione di terrazzamenti, unico metodo per praticare viticoltura a 900-1000 metri di altitudine!
Il successivo passaggio al Regno Sabaudo ne favorirà lo sviluppo economico fino a diventare una regione indipendente nel 1948 a prevalenza francofona (60%) e con il restante 40% a lingua italiana imposta da Benito Mussolini. Come dicevo, la coltura d’altitudine ha fatto sì che si producesse segale e non frumento (da qui il pane nero), poco olio a favore del burro e del lardo, vitigni in grado di sopravvivere alle gelate e venti freddi d’altitudine, ad un suolo roccioso ed a poche ore di sole diventando quindi materia prima per vini di basso grado alcolico, ricchi di acidità quindi secchi, con un’apprezzabile complessità e marcata mineralità ( complessità nella sapidità).
I vitigni a bacca bianca autoctoni sono il petite arvine, il malvoise (selezione locale di pinot grigio) ed il priè blanc il più antico e forte, oggetto della degustazione; è un vitigno inattaccabile dalla fillossera ed altri parassiti in quanto coltivato oltre i 900 metri di altitudine dove venti gelidi e neve “disinfettano” le colture.
La vendemmia del priè blanc avviene già a fine settembre per sfuggire al repentino abbassamento della temperatura d’inizio autunno (e da ciò si capisce il motivo del basso grado alcolico e dell’elevata secchezza) ed è coltivato a pergola bassa per sfruttare il calore che viene dal terreno nelle ore notturne e resistere ai venti forti e gelidi; quindi, il colore giallo verdolino, il basso grado alcolico, un lieve sentore vegetale quasi balsamico compongono la carta d’identità del vino bianco che deriva dal priè blanc denominato blanc de Morgex et de la Salle che si può anche spumantizzare ottenendo prodotti interessanti come la versione X.T. di Cave de Mont Blanc metodo classico extra-brut (max 6 grammi di zuccheri residui) che abbiamo abbinato all’antipasto alla valdostana proposto da Gianfranco costituito da lardo di Arnod d.o.p. su pane di segale (panificato dallo stesso Gianfranco), franbon prosciutto crudo, mocetta di bovino, salame “La Boudin” e salamino al ginepro!
Antipasto top e bollicina molto tipica, ben fatta acquistabile in enoteca a 21 euro; non sarà la bollicina “del secolo” ma non è un metodo classico “copia e incolla” come molti in circolazione!
Al risotto alla Valdostana con fontina e profumo di montagna abbiamo abbinato il blanc de Morgex vino fermo sempre di Cave de Mont Blanc in vendemmia 2018 ed 11,5 gradi alcolici dal costo in enoteca di euro 13,20; la sua delicatezza , semplicità gustativa non ci ha fatto sussultare ma bisogna dire che la bollicina precedente era tanta roba quindi ha un po prevaricato il vino!
E’ Arrivato il turno del capriolo alla valdostana con polenta concia “pregno” del vino rosso scelto per l’abbinamento cioè un Torrette superiore d.o.p. La Source in vendemmia 2014 composto due vitigni a bacca rossa autoctoni più interessanti valdostani il fumin (da colore, acidità ed aromi di frutti rossi) e petit rouge (vitigno resistente e produttivo che si vendemmia tardivamente apportando sentori di rosa canina, mirtillo e lampone); l’abbinamento è riuscito perfettamente e ci ha fatto scoprire un vino molto elegante e minerale il cui prezzo di vendita in enoteca di 14 euro non ripaga appieno la mole di sacrifici necessari per la viticoltura “eroica” di alta montagna dove il clima non è tenero e la meccanizzazione quasi inesistente e quindi quasi tutto è svolto “a mano”!
Una CREMA DI COGNE CON TEGOLE VALDOSTANE riveduta e corretta da Gianfranco (aggiungendo mini scaglie di cioccolato fondente ed infuso di ginepro valdostano) ci ha dato il colpo di grazia mandando in estasi i nostri sensi; l’abbinamento con lo stesso infuso (Genepy La Valdotaine) prodotto da una delle distillerie valdostane più antiche con sede a Saint Michel è stato tanto temerario (dati i 40 gradi alcolici) quanto interessante rafforzando il nostro “essere” spiriti avventurieri, eterni combattenti degli stereotipi! Per “cullare” il capriolo nella fase digestiva, ci siamo serviti della grappa di Torrette quindi prodotta con le stesse uve del vino rosso assaggiato in precedenza, invecchiata in barrique sempre della distilleria La Valdotaine.
Concludiamo con gli indici di gradimento dei vini e dei piatti che determineranno la classifica finale del giro d’Italia con l’attribuzione della maglia rosa alla regione con il voto più alto tra i piatti ed i vini!
Il vino più gradito è stato il rosso quindi Il Torrette superiore La Source con 13,00 seguito dal metodo classico X.T. con 11,24; in coda il blanc de Morgex con 9,47.
Per i piatti, vittoria a pari merito del risotto alla valdostana e della crema di Cogne “alcolica” con 13,20, segue il capriolo con 12,75 ed infine l’antipasto con 12,06 comunque tutti voti alti con ben 3 schede a “pieni voti” per il nostro Gianfranco tenendo conto che, mimetizzati tra i degustatori, c’erano due chef/sommelier svizzeri molto severi e la cucina era di tipo franco-belga!
L’indice medio di gradimento dei piatti (12,78) ha superato di gran lunga quello dei vini (11,24) quindi pregherei Gianfranco di essere meno performante nella prossima tappa (Sicilia nord-orientale) al fine di non mettere in seconda luce i vini! Parole vane in quanto già lo vedo a scegliere le materie prime con i suoi modi maniacali!
Quindi, dopo la prima tappa, maglia rosa alla Valle D’Aosta con un punteggio di 12,01. Alla prossima tappa!
Stefano Grilli – enoteca Saraullo – Tortoreto (TE) 0861.787751
Per informazioni e per parteciapere alla prossima tappa whatsappare al 333.6441563