L’appuntamento è per domani alle ore 11:00, all’Auditorium “Ennio Flaiano” di Pescara. Saranno presenti studenti del Liceo Scientifico “Galileo Galilei”, I.I.S. “Alessandro Volta” e Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” di Pescara. In apertura il saluto del sindaco di Pescara, Marco Alessandrini. Il festival letterario “Conversazioni a Pescara. Società lingua, letteratura” è un progetto di Oscar Buonamano realizzato con i licei “Galileo Galilei”, “Leonardo Da Vinci”, l’I.S.S. “Alessandro Volta”, il dipartimento di Architettura di Pescara dell’Università “Gabriele D’Annunzio, la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura di Torino e con il patrocinio del Comune di Pescara.
Ad interloquire con Donatella Di Pietrantonio sarà Oscar Buonamano, direttore editoriale di Carsa edizioni e Vice presidente Ordine Giornalisti d’Abruzzo,che è anche il curatore del Festival che si concluderà con la partecipazione al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Nella seconda parte dell’incontro saranno i ragazzi dei tre istituti ad interloquire con la Di Pietrantonio con un lavoro seminariale che è la caratteristica che accomuna tutti gli appuntamenti del festival.
L’obiettivo del festival è quello di dialogare a scuola con scrittori e scrittrici contemporanei per stabilire un contatto diretto con gli studenti al fine di rendere più comprensibile la letteratura contemporanea e farla vivere nel luogo più importante per la formazione, la scuola. La letteratura come materia viva per comprendere meglio la nostra quotidianità e riflettere su temi senza tempo che sempre interessano l’uomo. Gli ospiti dei primi sei incontri sono stati Gabriella Genisi, Gisella Orsini, Simona Barba, il prof. Francesco Sabatini, Emanuele Felice, Paolo Cesari e Renzo Paris. I prossimi incontri vedranno la partecipazione degli scrittori, Bruno Arpaia, Giuseppe Culicchia, Paolo Di Paolo, Leo Palmisano e Eraldo Affinati.
«Al momento di entrare nell’aula dove sarebbe avvenuta la consegna dei diplomi, avevo sentito la mano di mia madre attraversarmi la schiena e fermarsi decisa sulla scapola.
Avevo incassato la testa tra le spalle, come un cane pauroso e compiaciuto della prima carezza dopo un lungo abbandono. Ma presto mi ero sottratta con un movimento brusco e allontanata di un poco. Mi vergognavo di lei, delle dita screpolate, il lutto sbiadito addosso, l’ignoranza che le sfuggiva di bocca a ogni parola. Non ho mai smesso di vergognarmi della sua lingua, del dialetto che diventava ridicolo quando si impegnava a parlare pulito…»
(Donatella Di Pietrantonio, “L’Arminuta”)