“Alcuni mesi fa – commenta la Valeri in proposito – La Sapienza ci ha contattati perché interessati in particolare alla PBL, un nuovo modello di insegnamento e apprendimento che stiamo adottando in tutte le scuole del nostro istituto, sul quale crediamo molto e che ha trovato riscontro nelle intenzioni del famoso ateneo romano. L’obiettivo è quello di utilizzare tale metodologia perché gli studenti diventino col tempo in grado di lavorare in modo autonomo e con senso di responsabilità e, in questo, l’università romana ci seguirà garantendo un’azione di monitoraggio che consenta di analizzare i tempi della didattica e la gestione delle classi, in modo da assicurare una struttura efficace”.
Proprio nell’istituto Zippilli-Lucidi è infatti utilizzato da qualche tempo, come metodologia di lavoro, il Problem Based Learning (PBL) – apprendimento basato sui problemi – un metodo formativo che pone lo studente in una posizione attiva attraverso varie strategie. Utilizza infatti la situazione problematica come punto di partenza dell’apprendimento e alterna il lavoro in piccoli gruppi in aula allo studio indipendente a casa. In questo modo si aumenta la motivazione degli studenti e si rendono significativi gli apprendimenti, sviluppando capacità di studio autodiretto e competenze di ragionamento critico.
“La Sapienza – continua il dirigente scolastico – sta procedendo con un’osservazione diretta nelle classi”.