Corropoli. Nel corso dell’estate 2012 sono proseguite le indagini archeologiche iniziate nel 2011, che avevano permesso di verificare l’intatta potenzialità archeologica del sito di Ripoli.
Gli scavi di quest’anno, appena conclusisi, hanno visto il rinnovato impegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, del Comune di Corropoli e dell’associazione Italico Onlus, uniti dall’idea che la crescita del territorio passi anche attraverso la concreta tutela e valorizzazione del suo patrimonio culturale.
Nel corso della precedente campagna di scavi erano state individuate numerose strutture neolitiche ed erano state portate alla
luce ceramiche dipinte riferibili alla fase antica della “Cultura di Ripoli” (databile intorno al 4.800 a.C.), oltre a frammenti di statuette, resti di faune cacciate e allevate, frammenti di macine e manufatti in selce e ossidiana. Erano stati inoltre raccolti campioni paleobotanici utili per la ricostruzione dell’economia delle popolazioni neolitiche, con il riconoscimento delle specie di cereali coltivate e della vegetazione naturale che cresceva attorno al sito. I risultati delle prime analisi, condotte nel Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como, sono di grandissimo interesse per la storia dell’agricoltura in Abruzzo e in tutta l’Italia centrale, documentando l’esistenza di sistemi agricoli estremamente sviluppati.
La scoperta più rilevante dello scavo 2011 era stata però rappresentata dal rinvenimento inaspettato di un esteso accampamento di cacciatori-raccoglitori della fase antica del Mesolitico (circa 8.000-7.000 a.C.), conservato sotto il livello di occupazione neolitica. La campagna di scavi archeologici conclusasi quest’estate ha, pertanto, indagato una serie di bivacchi di cacciatori mesolitici, le cui paleosuperfici si presentano estremamente ben conservate; una sorta di foto istantanea che ci permette di “fissare” un momento della vita di un gruppo di cacciatori-raccoglitori di 10 mila anni fa, prima dell’arrivo delle popolazioni di agricoltori-allevatori neolitici. Dagli scavi sono emersi strumenti in selce scheggiata, oltre che resti di animali selvatici cacciati e macellati (tartarughe, cervidi), di scarichi di conchiglie che documentano il consumo di molluschi che costituivano parte della dieta di queste popolazioni. Lo stato di conservazione di questa superficie è notevole e risulta una documentazione di eccezionale importanza per la conoscenza delle popolazioni preistoriche che abitavano l’Abruzzo 10 mila anni fa,
La campagna di scavo 2012 ha confermato, quindi, che vi è un importante livello di frequentazione mesolitica perfettamente conservato al di sotto della frequentazione neolitica, confermando e ampliando l’importanza che il sito di Ripoli riveste per la preistoria italiana. Oltre a costituire una occasione eccezionale di studio e di ricerca scientifica, questo livello mesolitico pone lo stimolante problema di elaborare nuove forme di musealizzazione all’aperto per il Parco Archeologico di Ripoli.
L’operazione di scavo è stata condotta sotto la direzione scientifica del Dott. Andrea Pessina, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Abruzzo, e si è avvalsa di archeologi professionisti, di geologi e archeozoologi, di studenti universitari dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti e Pescara, della collaborazione del Comune di Corropoli e dei volontari dell’associazione Italico Onlus.
L’obiettivo sia della ripresa della ricerca archeologica che delle attività didattiche, svoltesi a Ripoli lo scorso aprile con il coinvolgimento di oltre duecento alunni delle scuole elementari e medie del territorio, è quello di promuovere un appropriato e innovativo progetto di tutela e valorizzazione del sito archeologico di Ripoli, che possa da una parte contribuire in maniera determinante a promuovere la ricerca scientifica e la formazione sul campo di giovani studiosi, e allo stesso tempo possa anche sviluppare nuove opportunità di fruizione del patrimonio archeologico del territorio da parte degli alunni delle scuole, dei cittadini e dei turisti, attraverso attività di archeologia sperimentale, l’organizzazione di convegni, di mostre e di altre iniziative educative e divulgative.