Pescara. Presso l’Auditorium Petruzzi in via delle Caserme a Pescara, lo scrittore ed editorialista del Corriere della Sera Antonio Polito ha presentato il suo ultimo volume “Contro i papà. Come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli”.
L’incontro, secondo appuntamento del ciclo “Educare per costruire”, è stato promosso da Fondazione Santa Caterina, Istituto Domus Mariae, associazione Medicina e Persona, e Centro Servizi per il Volontariato di Pescara, in collaborazione con il Museo delle Genti d’Abruzzo, Centro Culturale di Pescara, e associazione Diesse Didattica e Innovazione Scolastica.
“Si sono unite associazioni di diversa provenienza – ha precisato Polito nel corso della presentazione del suo volume – e questa cosa mi fa molto piacere. Leggendo ho scoperto che la democrazia consiste nell’autogoverno, quindi vedere questo insieme di persone che si uniscono per fare qualcosa, mi rasserena il cuore. Io vengo da Roma e sembra che tutti i problemi dell’Italia provengano dal Governo, invece penso che molti problemi li potremmo risolvere da noi. La crisi del debito pubblico non è che un rapporto tra generazioni perché vengono scaricati i debiti sulle generazioni successive. Anche l’aspetto sociale dipende dal rapporto tra generazioni, anche lo scontro politico è una battaglia tra generazioni. Tanti comportamenti dipendono dalla cultura e dalla famiglia. Il fenomeno dei bamboccioni è un fenomeno culturale, è più dei babboccioni. Se noi vogliamo affrontare la crisi economica italiana dobbiamo fare autocritica. Il secondo aspetto del libro è su quali valori culturali bisogna intervenire. Uno è che noi siamo responsabili della nostra vita, questo è un valore che si è diffuso nel ‘900 quando si è spostato tutto sulla responsabilità individuale. In Italia c’è un eccesso di interesse per la politica, è tutto addebitato ad essa, questo rimanda al concetto di autorità. Il padre può rinunciare alla sua figura di autorità? Spesso il figlio i ribella ed è normale che sia così perché si deve emancipare, quindi mi spaventano i padri che fungono da amici dei figli, ingannandoli e facendogli credere che tutto sia facile. La cosa che mi ha colpito è che questo problema è molto sentito ed il libro ha avuto un grande successo editoriale, cosa che non ci aspettavamo. Mi è stato rimproverato che questo è un libro maschilista, invece è virile perché l’Italia è sempre stato visto come un Paese di mammoni, invece quello che siamo adesso è stato fatto dagli uomini”.
Francesco Rapino