Lo chardonnay è un vitigno tanto famoso quanto poco considerato dalle nostre parti; evidentemente i consumatori locali hanno assaggiato quelli sbagliati di cui, purtroppo, è pieno il mercato!
E’ un vitigno storico (derivante da un incrocio tra pinot nero e gouais blanc) che ha una elevata adattabilità ai vari terrorir quindi, ci sono i presupposti per avere vini con una costante (eleganza) e delle variabili legate alle diverse zone; lo troveremo minerale ed agrumato da giovane e con sentori di frutta tropicale da maturo comunque la relativa storia la trovate nell’articolo “chardonnay vitigno cosmopolita” presente in questa rubrica.
Per la degustazione alla cieca ho scelto due chardonnay francesi e due italiani ma di zone molto distanti quindi di terroir diversi; nella solita location di Villa S. Angelo oramai privilegiato rifugio di noi “liberi degustatori”, abbiamo dato il via alla serata con uno chardonnay della Linguadoca (sud-est della Francia), regione famosa per l’atteggiamento rivoluzionario degli abitanti che osarono affrontare l’autorità Reale esprimendosi in una lingua che non era quella d’oil imposta dal Re bensì derivante dal dialetto alpino (lengadoca)!
Lo Chardonnay Moulin de Gassac ha un costo in enoteca di soli 7,70 euro e tutti i requisiti di un bianco francese cioè luminosità, mineralità, eleganza, medio-basso grado alcolico e longevità; l’abbinamento con F & F ( fritto e finocchi) piatto semplice ma impegnativo per l’untuosità ne ha esaltato le caratteristiche!
Il punteggio di 9,43 ottenuto è sì il più basso della serata ma il migliore raffrontato al prezzo!
Con il secondo vino siamo rimasti in Francia ma cambiando radicalmente zona quindi risalendo fino allo Chablis, regione tra la Borgogna e lo Champagne più fredda della Linguadoca! Lo Chablis (il vino prende il nome della regione) di William Fevre (casa vinicola con 250 anni alla spalle) nella versione del cru (unico vigneto) Vaillons, è stata proposta in due vendemmie ben diverse: 2013 e 2009 per dimostrare come un vino vero si evolva nel tempo offrendo sfaccettature diverse;
nella versione 2013 ha prevalso la secchezza (fragranza dovuta all’acidità che è l’anima del vino), una certa “freschezza balsamica” oltre alla mineralità che è il filo conduttore negli chabils mentre in versione 2009 c’è stata una netta prevalenza della mineralità sfociante nella pietra focaia!
Lo Chablis è un vino bianco che non teme il tempo perchè in origine ha un tasso d’acidità elevatissimo ed ecco perchè molti produttori lo mettono in vendita almeno due anni dopo la vendemmia; purtroppo, soffre il prezzo elevato e per averne uno buono ci vogliono 50 euro! L’abbinamento gastronomico è stato volutamente robusto per valutare la potenza di un vino di soli 12,5 gradi: un bel tacchino “irrobustito” battezzato “Il tacchino va in vacanza a Colledara” da Flavia Esposto!
Punteggio ottenuto dai degustatori pari a 10,00.
Per il terzo vino siamo tornati in Italia precisamente nelle Langhe (Piemonte) dove il terreno marnoso e argilloso-calcareo ha forti similitudini con quello francese e l’inventiva unita al sapere mistico non mancano; infatti un certo Filippo Asinari collaboratore di Napoleone (quindi a metà del 1800), riportò nel suo paese natale (Costigliole in provincia di Asti) delle barbatelle di chardonnay di Montrachet (Borgogna) impiantandole con cura ed ecco che si creò un biotipo simile alla storica zona francese. La famiglia Coppo, da più di 100 anni, produce lo chardonnay Monteriolo (dall’omonimo vigneto) figlio di quelle barbatelle storiche; la fermentazione avviene in barrique a cui seguono 9 mesi di affinamento sui lieviti con batonnages (rimescolamento manuale delle bucce) per avere un vino di soli 12,5 gradi, 5,78 grammi per litro di acidità ed una mineralità accentuata. E’ un vino concepito per sfidare il tempo e la vendemmia 2009, scelta non a caso, ne ha dimostrato l’integrità e la potenza; ci abbiamo abbinato “La ventricina sposa la patata su una melanzana arrostita” ed il punteggio di 9,71 ( basso) è figlio dell’assaggio precedente (chablis) che ne ha condizionato il giudizio!
Prezzo in enoteca 33 euro in vendemmia 2015 quindi con 20 anni davanti!
Per l’ultimo vino, mi sono rivolto ad un prodotto locale i cui vigneti sono collocati per pochi metri nella zona ovest di Controguerra al confine col comune di Torano Nuovo dove ha sede l’azienda agricola Tenuta Torretta; il “Cor di Luna chardonnay Controguerra d.o.c.” in vendemmia 2016, è risultato il vincitore della serata con ben 12,43 punti! come ha fatto dati gli “imbarazzanti pedigree” degli altri vini in degustazione provenienti da zone dove è stata scritta la storia del vino?
La risposta è EQUILIBRIO, frutto di un attento studio e rispetto della e per la propria vigna di un uomo che “vive” la vigna a 360 gradi passando con disinvoltura dall’operare nei campi a -5 oppure a 40 gradi, in cantina o in sala degustazione dove si dimostra un vero “animale sensoriale”!
Massimiliano Cori, titolare, viticoltore, tecnico, winemaker e promotore della Tenuta Torretta è anche un grande intenditore di vini francesi e di tutto il mondo e fa il vino perchè gli piace insomma è uno che ci mette la faccia!
Mi propongo di fare una serata assieme a lui e Guido Strappelli per poter carpire le loro storie di vita in vigna e raccontarvele magari, se riesco, assieme ad un “vecchio senatore del vino” in Val Vibrata: Camillo Montori!
Il Cor di Luna 2016 sviluppa 13,5 gradi ed è un vino il cui frutto lascia subito spazio alla mineralità ed all’eleganza che lo rende abbinabile a tutto con un prezzo in enoteca di soli 12 euro; l’abbiamo testato con “il manzo nella nebbia” dei fratelli Esposto ed è la vittoria di un uomo che ha saputo dialogare con la sua vigna stabilendo un rapporto di reciproca stima in una zona dove la terra vale 1/20 rispetto a quella piemontese e francese! Inoltre, è disponibilissimo per visite e degustazioni in cantina gratuite previo appuntamento al 393.44 44 194.
Gran finale con il Porto rosso nella doppia versione Ruby e Tawny, passo obbligato data la confusione che regna in materia! Il Porto è un vino liquoroso (vino a cui viene bloccata la fermentazione allo stadio iniziale tramite aggiunta di alcool vinico o meglio distillato di vino) prodotto prevalentemente con uva turriga nacional, tinta roriz e barroca in Portogallo; abbiamo assaggiato un ruby (Sandeman) che subisce un limitato invecchiamento in botte per preservarne la freschezza quindi il colore rubino intenso e l’intenso fruttato (frutti rossi) ideale da abbinare a della frutta o crostate crema e frutta! La versione Tawny invece invecchia in piccole botti per molti anni subendo una parziale ossidazione che si riflette sia nel colore (ambrato) che a livello degustativo con complessi aromi di frutta secca, di tostato; favoloso col cioccolato fondente e tutte le sue declinazioni!
I costi sono di eruro 9,50 per il Sandeman Ruby e di 13,50 per il Kopke Tawny (bottiglia da lt. 0,75 che basta per 8-10 persone); esistono versioni più evoliute che elenco brevemente: VINTAGE è un porto ruby di un’annata particolare che subisce un limitatissimo invecchiamento in botte qindi evolve in bottiglia per diversi anni. LBV è un ruby di un’annata particolare che invecchia 6 anni in botti quindi è già pronto alla beva! Colheita è un porto Tawny di un’annata molto particolare, non evolve in bottiglia ma si mantiene inalterato per molti anni (in enoteca ho una vendemmia 1989)!
Spero di aver fatto un pò di chiarezza sullo chardonnay (si pronuncia sciardonè) ma anche una piacevole confusione!
Stefano Grilli – Enoteca Saraullo – Tortoreto tel. 0861.787751