Cameriere, mi porti il migliore champagne! Quante volte abbiamo sentito pronunciare questa frase al ristorante da persone desiderose d’inebriarsi della famosa e storica bollicina francese?
Il problema è che non esiste il migliore o peggiore champagne MA semplicemente il più adatto al nostro senso del gusto magari anche in accordo con l’abbinamento al piatto che abbiamo davanti……… tutto ciò dopo aver aver accertato che trattasi di uno champagne VERO cioè autentica espressione di quella terra che i celti denominavano CAN PAN (roccia bianca) capace di dare un’impronta UNICA alla tanto blasonata bollicina.
Affinchè la scelta di questo brioso nettare diventi CONSAPEVOLE, diciamo subito che lo champagne più costoso non è sempre il più interessante così come quello con l’etichetta più” BLASONATA”.
La regione Champagne, con le sue 4 zone a loro volta con una miriade di sottozone permette di produrre vini con delle costanti (mineralità ed eleganza) e delle variabili in base addirittura alla porzione di sottozona (cru) quindi è ora che iniziamo a scegliere la nostra bottiglia per terroir e non per prezzo o moda!
Se desiderate uno champagne elegante quindi che abbia equilibrio gustativo senza picchi d’acidità, andrete in Còte des Blancs al contrario chi ne desidera uno più deciso cioè con struttura elevata e secchezza opterà per la Montaigne de Reims ma anche chi vuole una “sintesi” dei precedenti, potrà guardare alla splendida Vallèe de la Marne meglio se sottozona a nord della Marna ed infine, chi avrà voglia di un rosè complesso, elegante e minerale dovrà andare a sud nella Còte des Bar!
A tale scopo, ho organizzato una degustazione alla cieca con il tema “quattro champagne diversi ma con un filo conduttore” per dimostrare quanto detto e stimolare la fantasia sensoriale dei degustatori.
Il filo conduttore (i degustatori l’hanno saputo solamente a fine serata) è stato lo stesso produttore, la maison Albert Lebrun fondata nel 1860 da Lèon Lebrun con sede ad Avize (Còte des Blancs) ma con altri vigneti sparsi in ben tre sottozone della Vallèe de la Marne… tutte diverse!
Iniziamo con il brut premier cru costituito dal 68% di chardonnay ed il restante da un pinot nero molto aggraziato proveniente dalle vigne situate a Troissy e Crugny dal perlage finissimo è l’ideale come “entrèe” per la semplicità e pulizia con cui ci accoglie al costo di euro 44 (è un premier cru).
Alziamo il tiro con il secondo champagne, uno chardonnay grand cru delle vigne storiche di Avize (dove ha sede anche il famoso Selosse) dal quale ci si aspetta solamente eleganza e complessità…. invece dimostra una struttura quasi da vitigno a bacca rossa merito di una vigna “vecchia” le cui radici sono arrivate in profondità pescando tanto nutrimento e difese immunitarie! Una rivelazione in quanto è uno champagne potente e delicato allo stesso tempo splendido connubio di antico terroir (lieux dit cioè i luoghi detti di cui parlava Plinio) e mano sapiente al costo di euro 50 in enoteca onesta!
Con il terzo champagne viriamo sulla bacca rossa con un pinot meunier 100% biologico certificato proveniente sempre dalla vasta ed interessante Vallèe de la Marne / nord; questo “BRUT BIO” si presenta giallo dorato quasi carico con una personalità da meunier con gli attributi ed una lunghezza gustativa infinita (le note di rabarbaro sono favolose) figlia anche della pulizia e schiettezza del vino biologico e delle leggi sul vino francesi molto severe! Il costo di euro 55 per questo blanc de noir bio è quasi basso considerando la portata del prodotto che evolve continuamente nel calice; una chicca è l’etichetta in carta riciclata così come l’astuccio. Bravi!
Entra in una scena molto “scomoda” data la performance delle precedenti, l’ultima bollicina, il blanc de noirs extra brut Albert Lebrun con un 80% circa di meunier ed un 20% di pinot nero sempre della vallèe de la Marne ma più deciso; il colore leggermente ramato ci fa capire che abbiamo un bel cavallo di razza ed infatti pur avendo meno grassezza del precedente, si impone per una struttura fatta di acidità (secchezza) e mineralità fino ad arrivare al salato! Il prezzo, commovente sul lacrimevole di 42 euro ci fa capire come non sia necessario spendere molto per bere bene grazie ad aziende (maison) plurigenerazionali ed importatori italiani onesti (ne sono rimasti pochi). Infatti, la maison Albert Lebrun acquisì i terreni nel 1860 approfittando dei prezzi bassi fissati all’indomani della rivoluzione francese quando L’ASSEMBLEA COSTITUENTE li mise in vendita e solo 61 anni dopo (1921) lo Stato scrisse il disciplinare (le leggi) sullo champagne stabilendo le sottozone grand cru, premier cru con conseguente lievitazione dei prezzi dei terreni e vigneti ed ecco spiegati i prezzi inferiori di Lebrun rispetto alle maison che hanno acquistato i terreni dopo il 1921.
Infine, tutte le 4 bottiglie di Albert Lebrun fanno parte della collection terroir con una spumantizzazione ridotta come tempi per enfatizzare la materia prima, l’uva e non cercare di compensare i deficit di un vino inconsistente con lavorazioni protratte sui lieviti come purtroppo succede spesso!
Osservando i visi a forma di punto interrogativo dei degustatori (nessun sommelier), gente comune che si rivolge con sana curiosità a questo mondo, penso di aver centrato l’obiettivo di aver insinuato il “ragionevole dubbio” su ciò che hanno bevuto o gli hanno “imposto ” di bere fino ad oggi!
Un ringraziamento all’importatore, la Premium Wine di Cavenago (VR) ma soprattutto all’agente di zona , Sig, Rocco Zarulli per avermi fatto conoscere questa splendida Maison.
Stefano Grilli – enotecario
Enoteca Saraullo – Tortoreto- dal 1966