Il libro sarà presentato a Teramo dall’autrice, domani alle 17, nella Corte interna della Biblioteca Melchiorre Delfico.
Migliaia di storie dimenticate vengono raccontate con sensibilità e intelligenza offrendo uno spaccato storico della società italiana tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo. Le sofferenze dell’emigrazione, la leva obbligatoria e la Guerra, l’accanimento contro un mondo femminile popolato, secondo la psichiatria dell’epoca, da “isteriche”.
Da questa storia filtra, attraverso le mura di un’istituzione totale, anche il trauma della Guerra; 260 furono i militari accolti nel manicomio di Teramo, nuove e sconosciute patologie con cui la medicina fu costretta a misurarsi, spesso riconducendole “in un terreno costituzionalmente predisposto”, senza capire l’importanza dell’emozione scatenante.
“Ma il manicomio – si legge nella prefazione – rappresentò anche, per l’Abruzzo, una straordinaria opportunità economica, trasformandosi nella più importante azienda del territorio. La «poliedricità» della struttura teramana emerge soprattutto quando ci si sofferma su ciò che si staglia alle spalle degli internamenti: i traumi e i cambiamenti tumultuosi che hanno percorso la società si traducono spesso in forme di alienazione mentale che il manicomio ha finito per amplificare”.