‘Ammalò di testa’: Annacarla Valeriano racconta il manicomio di Teramo attraverso le sue cartelle cliniche

manicomio teramoTeramo. Un significativo pezzo di storia italiana, custodita nelle spesse mura di un manicomio. La storia è quella raccontata da Annacarla Valeriano, assegnista di ricerca di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Teramo, nel suo libro “Ammalò di testa, Storie dal manicomio di Teramo 1880-1931 (Introduzione di Guido Crainz, Donzelli, pagg. 260, euro 26) nel quale scandaglia quel territorio di dolore conservato nelle cartelle cliniche di uno dei più grandi manicomi del Centro-Sud: quello teramano.

Il libro sarà presentato a Teramo dall’autrice, domani alle 17, nella Corte interna della Biblioteca Melchiorre Delfico.

Migliaia di storie dimenticate vengono raccontate con sensibilità e intelligenza offrendo uno spaccato storico della società italiana tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo. Le sofferenze dell’emigrazione, la leva obbligatoria e la Guerra, l’accanimento contro un mondo femminile popolato, secondo la psichiatria dell’epoca, da “isteriche”.

Da questa storia filtra, attraverso le mura di un’istituzione totale, anche il trauma della Guerra; 260 furono i militari accolti nel manicomio di Teramo, nuove e sconosciute patologie con cui la medicina fu costretta a misurarsi, spesso riconducendole “in un terreno costituzionalmente predisposto”, senza capire l’importanza dell’emozione scatenante.

“Ma il manicomio – si legge nella prefazione – rappresentò anche, per l’Abruzzo, una straordinaria opportunità economica, trasformandosi nella più importante azienda del territorio. La «poliedricità» della struttura teramana emerge soprattutto quando ci si sofferma su ciò che si staglia alle spalle degli internamenti: i traumi e i cambiamenti tumultuosi che hanno percorso la società si traducono spesso in forme di alienazione mentale che il manicomio ha finito per amplificare”.

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