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Sfide, la leggenda del numero 7 nel calcio

Il ruolo più difficile della storia del calcio, il più tormentato e solitario, indissolubilmente legato a quella striscia di terra da percorrere più e più volte affiancando l’estro alla forza fisica, l’intelligenza tattica alle ragioni del cuore: signori, ecco a voi l’ala destra. Chi si assume la responsabilità di essere ala destra sappia che il suo destino è segnato: personalità e talento fanno parte del bagaglio di un viaggiatore del calcio molto particolare, votato allo spettacolo e alla fatica.

Sfide, il programma condotto da Alex Zanardi e trasmetto da RaiTre ilunedì 21 ottobre alle ore 23:10, ha identificato i suoi interpreti di oggi, moderni epigoni di un ruolo che sembrava come disperso nel tempo, consegnato ai libri di storia, e che invece, quasi per miracolo, riprende forma compiuta attraverso tre nuovi fantasisti del pallone: Candreva, Gervinho e Cuadrado. Attraverso le loro storie e le loro testimonianze, quel numero 7 risplende nuovamente, anche se, malinconicamente, non compare quasi più sulle maglie dei giocatori che ormai preferiscono andare tutti in doppia cifra. Ma al fascino di quella maglia, di quel ruolo, non ha resistito neppure Cristiano Ronaldo, che all’inizio della sua carriera è partito proprio da lì.
Certo, la storia non ha giocato a favore dei giocatori moderni, schiacciati da personalità che hanno lasciato una traccia irripetibile nello sviluppo del calcio, al punto che il ruolo, proprio il ruolo dell’ala destra, per molti anni è sembrato scomparire. Puff, come evaporato.
Sfide va indietro nel tempo per ricostruire la genesi del numero 7, le sue origini, la sua importanza sul campo e nella squadra, la sua solitudine. Sono nomi che incutono timore e soggezione al solo ricordo: c’è Garrincha, autentico fenomeno di quel Brasile di Pelè, per poi arrivare a Julinho e passare per “uccellino” Hamrin, e in mezzo illuminarci con l’inarrivabile George Best, grande dissipatore di sè ma talento di purezza cristallina, fino a tempi più vicini con il “nostro”, amatissimo, Bruno Conti.