Il progetto nasce dall’idea di toccare cinque dimensioni della cittadinanza attiva e consapevole, collegandole in modo fecondo e originale tra loro: la storia complessiva dell’Italia contemporanea; la memoria storica di momenti fondativi della democrazia repubblicana attuale: la seconda guerra mondiale e la Resistenza al nazifascismo; la pratica dei valori positivi dello sport; la diffusione di una sensibilità ecologica; la fatica e la testimonianza di una particolare forma di impegno civile. Tali premesse progettuali sono state stimolate dal settantesimo anniversario (1943-2013) dell’arrivo della seconda guerra mondiale sul suolo del nostro paese e della nascita delle prime forme di Resistenza nell’Italia centro-meridionale. Ci si è proposti così di celebrare adeguatamente, e di far conoscere soprattutto ai giovani, la straordinaria storia della formazione partigiana abruzzese detta “Banda patrioti della Majella”, i cui primi nuclei si radunarono a Casoli, alle falde della Majella orientale, intorno al 5 dicembre 1943 e poi divennero famosi in tutta Italia con il nome di “Brigata Majella”. Gli abruzzesi che ne fecero parte, al comando di Ettore Troilo, non si limitarono a lottare e morire per la libertà italiana nelle proprie terre d’origine (come accadde alla gran parte delle organizzazioni resistenziali nel centro-nord della penisola), ma scelsero invece di continuare a combattere oltre i confini dell’Abruzzo. Risalendo il territorio italiano attraverso Lazio, Marche, Romagna, Emilia e Veneto, essi rimasero pertanto al fronte fino alla Liberazione della primavera 1945. Da un certo punto in poi aggregata all’VIII Armata britannica, la Brigata Majella portò i suoi uomini ad entrare tra i primi in grandi città liberate, come Pesaro o Bologna. Essa raggiunse un totale di mille e cinquecento effettivi; contò quasi trecento tra caduti, feriti e prigionieri; venne decorata di medaglia d’oro al valore militare, caso unico tra le formazioni della Resistenza italiana.
“Grazie ad Enzo Fimiani per questa sua idea e per il grande lavoro che ha dovuto svolgere – ha detto il presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Marroscio – sicuramente c’è uno sforzo organizzativo non trascurabile. Credo che meriti una sottolineatura particolare questo evento soprattutto a livello storico. Questi ragazzi furono dei giovani sognatori, volevano costituire dei valori fondamentali come l’Italia unita. Di fronte ai vari soprusi questi ragazzi furono spinti da un grande spirito Questi ragazzi seppero farsi valere e riconoscere in quella che era la traccia più avanzata del mondo democratico e libero come l’America, l’Inghilterra, la Polonia, ecc. Hanno contribuito alla liberazione di tutta la fascia adriatica con un atto di coraggio. I comandanti polacchi e inglesi hanno saputo riconoscere il contributo bellico dei ragazzi della Brigata Maiella. Tutto questo vuol dire che c’era la dimensione dell’Europa. Questi ragazzi hanno contribuito insieme perché hanno immaginato che il contributo per la democrazia poteva portare l’Europa in una grande comunità internazionale e sociale. Un’Europa unita, democratica e libera era il sogno di questi ragazzi. La bicicletta rappresenta proprio questi valori. Speriamo che nel tempo ci possa essere una sinergia con il Trofeo Matteotti. I ragazzi della Brigata Maiella sono stati tra i primi a dare il contributo all’Europa unita”.
Con le otto tappe del Grande Giro ciclistico denominato “Settimana della libertà e della Resistenza in bicicletta” si intende, altresì, rendere omaggio alla bici, quale mezzo non soltanto ecologico, salutare ed economico, ma anche sinonimo di “libertà”. La bicicletta infatti, storicamente, è stata spesso considerata nell’Italia contemporanea come evocatrice di uno spirito libero, capace di far muovere senza steccati uomini e donne su due ruote, quando non addirittura di rivelarsi “sovversiva”, dagli eccidi del 1898 a Milano (quando venne emesso il primo editto che vietava esplicitamente l’uso della bicicletta in quanto mezzo di sovversione dell’ordine costituito) fino alla Resistenza e alle sue straordinarie donne, le “staffette partigiane”. Il Giro ciclistico, aperto a chiunque avesse voglia e gambe, ha l’ambizione di promuovere presso i cittadini con i quali si verrà a contatto durante i quasi mille chilometri del percorso forme di impegno civile diverse dal solito, forse più accattivanti e dirette. Coinvolgendo i comitati Anpi, istituzioni pubbliche e associazioni dei territori attraversati, nelle città sedi di arrivo di ogni tappa saranno organizzate serate con iniziative pubbliche aperte a tutti i cittadini (conferenze o tavole rotonde, con slide o video, sulle vicende della Brigata Majella, della Resistenza italiana in generale, della guerra combattuta in Italia tra 1943 e 1945). In tal modo, si potranno anche riattivare gli storici legami che la memoria della Brigata Majella conserva ancora, in modo molto forte e sentito, in numerose città al di là dell’Abruzzo, come Pesaro, Brisighella, Bologna o Asiago.
“Ringrazio gli organizzatori ed Enzo Fimiani per aver coinvolto Bussi – ha affermato il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta – creo che qualsiasi iniziativa fatta per la Brigata Maiella vada sostenuta per la memoria e per tramandare ai giovani questi valori. Bussi tiene molto a questo tipo di iniziative. Quelli della mia generazione hanno vissuto quello che è successo in Cile ma non hanno vissuto quello che è successo in Italia, quindi questo evento è importante per la trasmissione della memoria. È veramente una bella iniziativa, siamo a disposizione anche per il futuro”.
Francesco Rapino