Orsogna. Le credenze popolari narrano che nel giorno più lungo dell’anno, il 24 giugno, dedicato a San Giovanni, il sole sorgeva ben quattro volte. Le donne si recavano all’alba al canneto e pronunciavano una filastrocca affinché i capelli crescessero lunghi come le foglie delle canne.
Nella notte tra il 23 e il 24 alcune famiglie ponevano fuori della finestra una ciotola con acqua e albume d’uovo: in base alla forma dell’albume e alla somiglianza con un utensile le ragazze avrebbero capito il mestiere del futuro marito. Quella stessa notte gli uomini raccoglievano erbe medicinali ritenute capaci di guarire ogni male.
Queste e altre bellissime leggende, segno della ricchezza culturale e dell’attenzione che circondava la Festa di San Giovanni, sono state recuperate e salvate dall’oblio del tempo grazie all’attento lavoro di ricerca di un gruppo di giovanissimi che, con l’associazione culturale “Domenico Ceccarossi” e il patrocinio del Comune, proporranno domenica 23 e lunedì 24 giugno prossimi la rievocazione storica della “Fiera di San Giovanni”, a circa sessant’anni dall’ultimo appuntamento.
Dalle ore 9.30 di domenica gli artigiani faranno rivivere nel quartiere San Giovanni gli antichi mestieri del tessere, del filare, dell’impastare, del “rintoccare la falce” e del lavorare con le mani. Saranno un’attrazione imperdibile per grandi e piccini i numerosi animali da cortile e “da reddito” ospitati al Belvedere. In piazza Mazzini saranno esposti diversi mezzi agricoli, antichi e moderni. In serata, dalle ore 20, domenica e lunedì non mancheranno stand gastronomici con prodotti tipici locali e buona musica da ballo per allietare le serate di festa. In programma anche una mostra fotografica.
Fino a sessant’anni fa, il 23 giugno Orsogna si riempiva tradizionalmente di persone giunte da altri paesi proprio per partecipare alla rinomata “Fiera di San Giovanni”, dove si esponevano e si vendevano animali e attrezzi da lavoro.
“Nei ricordi dei nonni – raccontano gli organizzatori della rievocazione storica – è celebre la frase ‘Si vinev a Ursogne a accattà lu cappell di paje e la favucije! / Si veniva a Orsogna per comprare il cappello di paglia e la falce!’. La Fiera era infatti l’occasione per i contadini per venire ad acquistare la falce perché con San Giovanni iniziava il periodo della mietitura del grano. La festa era soprattutto dei commercianti e degli artigiani. Si vendevano anche stoffe e salumi. In piazza si raggruppavano montagne di fascine di grano donate dai contadini per la festa. Il ricavato della vendita di queste era dato in beneficenza alla Parrocchia di San Giovanni”, la cui Chiesa fu distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.