Chieti. È stato presentato a Chieti il testo “Nostalgia di Antigone”, presentazione promossa dalla Fondazione Cantiere Abruzzo – Italia e coordinata dal senatore Fabrizio Di Stefano, presidente della Fondazione.
Sono intervenuti il professore Attilio Danese (Filosofia politica, Unidav Chieti), Angela Rossi (redazione “Prospettiva Persona”) e Giulia Paola Di Nicola (direttrice Centro Ricerche Personaliste e autrice del libro). Nel corso della presentazione del testo, c’è stata la recitazione a cura degli allievi della scuola di recitazione del Teatro Marrucino diretti da Giuliana Antenucci.
“La professoressa Di Nicola – ha detto il senatore Di Stefano – ha detto che chi ha fatto studi classici, si è imbattuto in questa opera, però devo dire che chi la legge dopo qualche anno, la rilegge sotto un’altra luce e l’apprezza maggiormente. Quando la si studia a scuola più che altro la si subisce, invece quando la si rilegge dopo è diverso. È particolare che dopo 2400 anni siano ancora delle tematiche attuali. Nel corso della storia della letteratura ci sono stati diversi autori che hanno prestato attenzione verso questa tragedia e questo fa pensare. Questo dimostra come ci sia stata un’evoluzione delle scienze che sono rimaste attuali anche dopo 2400 anni. L’altro aspetto da sottolineare è come il personaggio di Antigone sia ancora moderno oggi. Se l’autore lo ha pensato, vuol dire che era ben conscio delle problematiche dell’epoca. Forse un certo femminismo di oggi avrebbe tanto da imparare da questa tragedia greca. Per questo motivo questa opera va letta sotto una prospettiva diversa”.
Il testo di Giulia Paola Di Nicola prende spunto da “Antigone”, tragedia di Sofocle, opera che appartiene al ciclo di drammi tebani ispirati alla drammatica sorte di Edipo, re di Tebe, e dei suoi discendenti. Altre due tragedie di Sofocle, l’Edipo re e l’Edipo a Colono, narrano gli avvenimenti precedenti, seppur siano state scritte anni dopo. L’opera narrala storia di Antigone, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro il volere del nuovo re di Tebe Creonte. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dell’indovino Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide infine di liberarla, ma troppo tardi, perché Antigone nel frattempo si è impiccata. Questo porta al suicidio il figlio di Creonte, Emone (promesso sposo di Antigone), e poi la moglie di Creonte, Euridice, lasciando Creonte solo a maledire la propria stoltezza.
“Mi sono innamorata di Antigone – ha detto l’autrice Giulia Paola Di Nicola – quando ero all’Università dove seguivo delle lezioni di filosofia, mi è venuta la curiosità ed ho approfondito il personaggio di Antigone. Si è stabilito un rapporto tra questo personaggio e me. Antigone porta fino a noi in maniera sorprendente il tema della fedeltà. È importante capire come questo autore ce lo ha voluto tramandare. Un tema interessante in questa opera è la femminilità che sembra un tema recente, invece leggendo Sofocle vediamo che era già presente nel suo periodo e si vede come in quei tempi la donna fosse una persona svantaggiata. Questa è una femminilità vincente e perdente. Antigone viene vista come una trasgressiva e come una prefigurazione di Cristo”.
Francesco Rapino