Giulianova. Lo scorso 4 luglio è stata una data molto importante per la fisica e per la conoscenza. Presso il Cern di Ginevra infatti è stata fatta una scoperta a lungo cercata, per la precisione da 48 anni, da quando il fisico britannico Peter Higgs teorizzò l’esistenza di una particella molto particolare. Forse unica. Un nuovo bosone, a cui ha dato il suo nome, con proprietà diverse da tutti quelli che esistevano. Si è detto di questa minuscola particella che è la parte più importante della materia e che ha delle proprietà davvero eccezionali.
La scoperta è stata effettuata con l’impegno davvero straordinario di moltissimi fisici provenienti da 28 Paesi nel mondo. C’è anche un pezzo di Abruzzo in questa esperimento che ha posto l’ultimo importante tassello alla comprensione della materia e al funzionamento e la composizione del nostro Universo. Uno dei ricercatori che hanno contribuito alla scoperta della “particella di Dio” come spesso viene definita dalla stampa, è il giuliese Francesco Lo Sterzo. Appena ventisette anni ma con un curriculum che lascia sbalorditi. La sua grande curiosità, ci ha detto, è stato il motore che fin da bambino lo ha spinto e lo sta portando ai più alti livelli della scienza internazionale. Ha recentemente tenuto al Kursaal di Giulianova una conferenza-incontro sul bosone di Higgs appunto, in una sala completamente gremita da un pubblico interessato e altrettanto incuriosito da questa formidabile scoperta. Ecco cosa ci ha detto nell’intervista esclusiva che ci ha gentilmente concesso.
Dove nasce la passione per la fisica?
“In realtà sono stato sempre affascinato da questi argomenti, specialmente dalla Teoria della Relatività di Einstein. Diciamo che una parte di interesse è innato in me, ma la parte più importante si è accresciuto con il tempo. Volevo precisare che da ragazzino ero sì molto curioso, ma non ero un genio. Facevo le cose che tutti i bambini normali fanno (sorride). L’idea di fare ricerca poi è maturata con la mia decisione di scegliere Fisica”.
Facciamo un balzo temporale e andiamo ai nostri giorni. Come ci si arriva al Cern? Sappiamo che hai anche svolto un periodo di studi negli Stati Uniti.
“La curiosità mi ha sempre spinto e ad approfondire le cose che studiavo. Ho avuto la tenacia ma anche la fortuna di avere professori che hanno creduto e hanno voluto scommettere su di me, e stimolavano ancor più la mia voglia di conoscere. Di seguito nel 2009, durante la tesi, mi hanno proposto di fare un periodo al Cern, incoraggiato da un professore che faceva ricerca lì. Ed è stata un’esperienza davvero importante per la mia formazione”.
Dottore, arriviamo alla scoperta del bosone di Higgs. E’ davvero la particella che cercavate? Sappiamo che siete ancora abbastanza cauti su questo.
“Questo è vero. C’è ancora cautela. Comunque dobbiamo precisare che abbiamo trovato una particella che si assomiglia molto a quella che cercavamo, perché è giunta proprio facendo degli esperimenti appositamente mirati per l’identificazione del bosone, possiamo dire quindi che i risultati ottenuti sono molto molto incoraggianti. Attualmente ne stiamo misurando e valutando le proprietà intrinseche per verificarne la certezza definitiva. Ci vorrà ancora un po’ di tempo ma siamo sulla strada giusta”.
E’ vero che Higgs, presente al momento della scoperta, si è molto commosso quando avete fatto l’annuncio?
“Sì, ha detto che quello era il giorno più bello della sua vita. Una vita per la ricerca la sua”.
Cosa cambia in termini pratici la scoperta?
“Innanzitutto ci sta aiutando a capire cosa ci circonda. Tutta la fisica classica fa riferimento al Modello Standard, e il bosone di Higgs sta alla base di tutto questo, per tale ragione la sua esistenza conferma le nostre conoscenze sulla materia. Tuttavia come tutte le grandi scoperte, bisognerà aspettare ancora abbastanza prima che arrivino le applicazioni pratiche di tale scoperta che è un punto di partenza, non di arrivo. Si pensi ad esempio alla scoperta dell’elettricità. Ci sono voluti molti anni prima che arrivassero le prime applicazioni pratiche. Tuttavia anche se queste non dovessero mai arrivare, il fine principale di queste scoperte resta sempre la conoscenza”.
Cosa consiglieresti ai ragazzi, ai tuoi coetanei, che desiderano fare ricerca e ambire magari a risultati come il tuo. C’è ancora speranza per questo nel nostro Paese?
“Innanzitutto è vero che è sempre più difficile fare ricerca qui, anche per i continui tagli dei fondi ad essa destinati. Comunque il consiglio che darei a chi vuole intraprendere questa strada, è di insistere e non abbandonarsi allo scoraggiamento, anche perché devo dire, che nonostante gli inevitabili problemi che l’Università italiana ha, è una delle migliori per livello di formazione. Come del resto tutto il sistema scuola che è tra i più avanzati al mondo. Ma la vera scintilla che accende tutto questo non è solo nella scuola , ma nel desiderio di conoscere e dalla curiosità di ognuno di noi. Si potrebbe dire che anche se si vive in un sistema perfetto, ma non si ha dentro la voglia di farcela, di dedicare tutto l’impegno che questo richiede, tutto il resto è assolutamente inutile”.
Un’ultima domanda. I suoi impegni attuali, sono rivolti tutti al bosone di Higgs o qualcos’altro sta prendendo forma?
“Personalmente, sono in un attimo di pausa, in quanto sto scrivendo la tesi per il Dottorato e tra qualche giorno dovrò consegnarla (sorride). Ma in seguito credo che continuerò sul terreno delle ricerche già avviate”.
Facciamo i nostri migliori auguri a Francesco Lo Sterzo, con la certezza che la sua carriera sarà sempre più brillante. E magari tra qualche tempo torneremo ad intervistarlo su una nuova sensazionale scoperta. In fondo l’Universo è ancora pieno di enigmi che attendono personaggi e menti come la sua per essere svelati e per aprirci la porta ad una nuova e più profonda comprensione di ciò che siamo, del nostro ruolo nel mondo e di quello che un giorno, non sarà affatto più un mistero.