Atto d’amore, intervista allo scrittore teramano Dario Schiavoni

scrivereDario Schiavoni si definisce un “indomabile sognatore” dal corpo ferito, ma con una mente ancora gioconda e leggiadra. Dario è un teramano che, dopo una importante malattia che lo ha debilitato fisicamente, ha deciso di fare quello che ha sempre sognato, scrivere. E con gran successo. Al suo secondo romanzo, Dario ha scelto di raccontare la storia della sua vita prima e quella di una sua amica poi, che, a seguito di un tragico incidente stradale che l’ha portata alla morte, è riuscita a sopravvivere fino alla nascita del figlio che portava in grembo: mentre un’anima se ne andava, un’altra iniziava il suo cammino. Una storia vera, quella di una donna che “meritava di essere ricordata”. Un’amica che ha permesso a Dario di pubblicare un nuovo romanzo e di sorridere di fronte a un sogno divenuto realtà.

Chi è Dario Schiavoni?

Sono nato a Caracas nel 1961. Ho avuto un’infanzia complicata. La forza di volontà, la passione per la lettura e l’affetto della famiglia mi hanno permesso di superare momenti difficili. Da grande le cose sono migliorate un po’dopo l’incontro con il mio amore, Loredana, che mi ha regalato due splendidi figli, Danilo e Andrea. Le situazioni avverse che mi ha riservato dalla vita mi hanno portato a svolgere un lavoro del tutto diverso da quello che mi ero prefisso. Però mi sono comportato un po’ come il camaleonte che si adatta ad ogni circostanza e, quando tutto sembrava ormai aver trovato la propria direzione, ecco che una malattia mi ha debilitato fisicamente. Non avendo più la possibilità di svolgere lavori fisici, ho deciso finalmente di fare quello che avevo sempre sognato: scrivere.

Com’è nata la passione per la scrittura?

Credo che l’interesse per la scrittura sia nato dal grande amore che ho sempre avuto per la lettura. Appena ho avuto un po’ di tempo libero, non ho esitato un attimo a dedicarmi anima e cuore alla mia vera passione.

Come nasce, invece, l’idea del tuo ultimo libro?

La vita a volte ci riserva delle spiacevoli realtà. Una sera mi telefona un amico per una rimpatriata tra compagni di scuola. Pur essendo impegnato, ho fatto in modo di partecipare. Tutto fu molto paradossale: non vedevo alcuni compagni da trent’anni ed è stato strano avere davanti agli occhi un uomo di cento chili con un pancione da donna incinta quando lo ricordavo magro come un giunco. Alla fine della serata chiesi ad un amico perché Maria non c’era. Ho subito notato il suo imbarazzo e dopo un attimo di esitazione mi ha raccontato la sua triste storia. La cosa mi ha ferito, era la mia migliore amica. Sconsolato e frastornato sono andato a casa. Tutta la notte non sono riuscito a prendere sonno, non facevo altro che pensare a quello che le era successo. Il mattino presto ho maturato la decisione di dedicarle un libro. Da viva è stata una grande donna e se n’è andata in un modo che le fa davvero onore.

Dopo il tuo precedente romanzo, cosa auspichi da questo nuovo libro?

Premetto che questo lavoro mi è venuto spontaneo e che, vada come vada, Maria doveva essere ricordata. Pubblicare una cosa così personale mi è costato tanto. Cosa mi aspetto? Chiaramente mentirei se dicessi di non essere ambizioso. Quando ho deciso di scrivere questo romanzo la priorità era quella di ricordare la mia amica. Questo scopo l’ho raggiunto. La critica, anche negativa, va sempre bene, purché se ne parli. Obbiettivamente ritengo che questo lavoro abbia tutte le caratteristiche per far parlare di sé.

Scrivere per te corrisponde a un’urgenza personale o è invece una sorta di ‘dovere civile’, un modo per raccontare agli altri e aiutarli a capire?

Bella domanda. Da questa riflessione potrebbe venire fuori un altro lavoro. Scrivo perché mi piace, perché ogni volta che mi capita una situazione un po’ paradossale l’ispirazione nasce spontanea e immagino subito una storia. Questa è la motivazione principale. Scrivo anche perché  ho tempo, tanto tempo e quindi, se si tratta di un’urgenza personale, potrei dire che non è del tutto illogica. Scrivo anche perché  ogni volta che leggo un libro mi sento bene, rilassato e, perché  no, anche un po’ più maturo e consapevole e, se con i mie libri riuscirò a far sentire tutto questo a qualcuno, allora vorrà dire che sto aiutando il prossimo.

Che rapporto hai con i tuoi personaggi?

Finora ho pubblicato due libri. Il primo, “La tigre amore e determinazione”, è molto personale: in poche parole è la storia della mia famiglia, perciò lo sento molto mio ed è chiaro che ho un ottimo rapporto con i personaggi. “Atto d’amor2e invece è un po’ più difficile da giudicare. Con Maria c’è sempre stato un rapporto d’amicizia vera e perciò la stima e il rispetto per lei dopo quello che ha fatto non possono che essere cresciuti. Gli altri personaggi? Il libro è ambientato in una realtà virtuale e perciò è molto difficile sinceramente dare una risposta.

Che consiglio ti senti di dare a un autore esordiente?

Non sono la persona giusta per dare consigli. Ho fatto tanti di quegli errori in vita mia che proprio non mi sento di consigliare nessuno. Ho sempre in mente la canzone del grande Fabrizio De Andrè che dice che la gente dà buoni consigli solo quando non può più dare cattivo esempio.

Che libro c’è ora sul tuo comodino?

In questo momento sto leggendo un libro che mi ha regalato mio fratello Walter, si chiama “Bambini del silenzio”. L’autore è Torey L. Hayden.

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