“Duepuntozero” di Valerio Di Stefano

duepuntozero.pjpgBisogna Lottare Ogni Giorno

 

Parlare di “Duepuntozero” è tutt’altro che facile. È un’opera talmente poliedrica e composita che crea non pochi problemi nel momento in cui si vuole cercare in qualche modo di classificarla o definirla. Si tratta senza dubbio di un libro sui generis, che riesce perfettamente nel tentativo di trovare un compromesso e un nesso tra la scrittura digitale, il blog, e la carta stampata, il libro.

Dalla Premessa, definita dall’autore stesso perfettamente inutile (come tutte le premesse, del resto), si evince che stiamo per leggere una raccolta, o meglio, un’antologia ragionata, degli articoli più interessanti postati sul blog valeriodistefano.com. Per sua stessa affermazione, il blog è un qualcosa di impellente, un vero e proprio bisogno a cui non ci si può sottrarre, oltre ad un ottimo metodo per non perdere traccia degli avvenimenti e fissare nelle memoria i pensieri volatili.

Questa geniale ed originale raccolta spazia nei più disparati campi dello scibile, con  considerazioni di vario genere e natura, prendendo spesso  spunto da avvenimenti d’attualità e politica. Non mancano ovviamente una sottile satira, un sano umorismo, così come una tagliente ironia e spietata lucidità.

Tra gli articoli più interessanti troviamo la molto attuale Dichiarazione universale dei diritti dell’odio verso le pubblicità natalizie, di cui vorrei riportare alcuni estratti: A Natale puooooi / fare quello che non puoi fare maaaaaaiiiii”. Ma cosa fanno a Natale questi rompicoglioni in erba che non possono fare negli altri momenti dell’anno? Voglio dire, a parte reclamare a gran voce un cellulare nuovo, la Playstation, Facebook libero in libero stato, l’opzione natalizia per la scheda SIM per poter mandare mille e più SMS a chiunque ed entrare così nel novero dei tritura testicoli ad oltranza?
Articoli/post come questo ci fanno sorridere e riflettere allo stesso tempo, affermando con sarcasmo delle sacrosante verità.

Altro post di straordinaria creatività ed originalità è la riscrittura parodica de “La pioggia nel pineto”, diventata “La pioggia di Roseto”, con riferimento all’alluvione del 2 marzo 2011, i cui ultimi versi recitano: Piove che rompe i coglioni,/ piove come pisciurilla/ piove che non senti più nulla/ se non l’acqua che frulla/ altro che favola bella!/ Illuditi Ermione! / Non rimborserà niente il Comune…

Sempre sulla stessa linea tra il serio e il faceto, troviamo Volevo solo spedire una raccomandata, in cui l’autore narra le sue inenarrabili (l’ossimoro è d’obbligo) peripezie in un ufficio postale, solo per spedire una banalissima raccomandata. Chi non si riconosce in un racconto del genere? Conosciamo fin troppo bene le espressioni robotiche stampate sui volti di alcuni impiegati postali, la loro sadica lentezza nell’effettuare le operazioni o l’esitazione nel premere il pulsante che fa avanzare altri clienti. Il racconto che ne fa Di Stefano è lo sfogo di tutti noi, nostro malgrado inermi davanti alla disarmante inefficienza degli uffici pubblici e alla sempre maggiore intricata matassa della burocrazia.

Più engagés sono invece gli articoli che trattano ad esempio della morte di Marco Simoncelli e la retorica del cordoglio a tutti i costi, in cui viene criticato il finto dolore della gente estranea, di chi ha parole solo per dire che non ha parole.

Quasi a fare da contrappeso a questo atteggiamento tipico di noi occidentali, vi è l’articolo sui giapponesi, in cui si accenna al loro cordoglio intimo, profondo ma riservato, sommesso e per nulla ostentato. Ebbene sì, nella terra del Sol Levante non ci si dispera, non si urla, non ci si straccia le vesti, e soprattutto non si dà la colpa a nessuno di quello che è successo. Noi, che siamo migliori di loro, preferiamo mostrarlo il dolore, fare in modo che tutti sappiano che noi soffriamo per la morte di una persona cara, perché la morte e il dolore non esistono se gli altri non li vedono. E se si può andare in televisione è perfino meglio.

Merita infine attenzione l’articolo/post dedicato ai ragazzi, dal titolo La malattia dei giovani, in cui si affronta il problema della comunicazione, del dialogo e nel quale si conclude riflettendo sul fatto che i giovani  si sentano stranamente vecchi, citando a tal proposito il blog di una ragazza: parlava del compimento dei suoi 25 anni, e ne faceva un bilancio come se si fosse trattato delle volontà testamentarie di un ottuagenario. Cazzo, la malattia dei giovani è la vecchiaia. E io a 47 anni non dovrei avere più un accidente da dire…

Ma l’autore qualcosa da dire ce l’ha e merita di essere letto. Giudizio complessivo sul libro: assolutamente consigliato!

Potete trovare “Duepuntozero” su www.ilmiolibro.it e su http://www.classicistranieri.com/valerio-di-stefano-duepuntozero-bisona-lottare-ogni-giorno-edizioni-ilmiolibro-it-e-lulu-com.html dove è presente anche la versione e-book.

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