Chieti. Giovedì 2 febbraio 2017, ore 17,30, presso il Liceo Classico “G. B. Vico”- Chieti, l’associazione Chieti nuova 3 febbraio, in collaborazione con Unitre-Chieti, Archivio di Stato di Chieti, Istituto Tecnico “F. Galiani – R. de Sterlich”, Liceo Classico “G. B. Vico”, Istituto di Istruzione Superiore “Luigi di Savoia”, Istituto Professionale “U. Pomilio”, promuove la Mostra foto-documentaria I fiori del male – donne in manicomio nel regime fascista, a cura di Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante
Relatori saranno i curatori. Interverranno Paola Di Renzo, Rettore del Convitto nazionale “G. B. Vico”, Preside del Liceo Classico “G. B. Vico”, Antonello De Berardinis, Direttore dell’Archivio di Stato di Chieti, gli studenti del Liceo Classico. La mostra è stata realizzata dalla Fondazione Università degli Studi di Teramo in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale della Asl di Teramo e l’Archivio di Stato di Teramo.
Presentazione dei curatori: “L’idea di realizzare una mostra sulle donne ricoverate in manicomio durante il periodo fascista è nata dalla volontà di restituire voce e umanità alle tante recluse che furono estromesse e marginalizzate dalla società dell’epoca. Durante il Ventennio si ampliarono i contorni che circoscrivevano i concetti di emarginazione e di devianza e i manicomi finirono con l’accentuare la loro dimensione di controllo e di repressione; tra le maglie delle istituzioni totali rimasero imbrigliate anche quelle donne che non seppero esprimere personalità adattate agli stereotipi culturali del regime o non assolsero completamente ai nuovi doveri imposti dalla “Rivoluzione Fascista”.
“Ci è sembrato importante – spiegano i curatori della mostra – raccontare le storie di queste donne, rinchiuse nell’ospedale psichiatrico “Sant’Antonio Abate” di Teramo, a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e di oblio. Alle immagini sono state affiancate le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche. Il manicomio, in questo senso, è stato un osservatorio privilegiato dal quale partire per analizzare i modelli culturali – di matrice positivista – che hanno storicamente contribuito a costruire la devianza femminile e che durante il Ventennio furono ideologicamente piegati alle esigenze del regime. Il lavoro di ricerca e di valorizzazione condotto su questi materiali ha permesso così di recuperare una parte fondamentale della nostra memoria e di restituirla alla collettività. La mostra ha ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dei Beni e Attività Culturali, della Università degli Studi di Teramo, della Regione Abruzzo”.
Si ringrazia la Provincia di Chieti che ha concesso l’uso dei pannelli. La mostra rimarrà aperta da giovedì 2 a domenica 19 febbraio: da martedì a domenica, ore 10.00-12.30; da martedì a venerdì, ore 17.00-19.00. Per prenotare le visite – guidate dagli studenti delle Scuole partecipanti – telefonare al n. 3474521937 o al n. 3381734161. Info:www.chietinuova3febbraio.it; facebook.com/chietinuova3febbraio; cell. 3474521937.