Il campo di ricerca, autorizzato dalla Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Abruzzo di Chieti, è alla seconda edizione e offre l’occasione a molti giovani di avvicinarsi al mondo dell’archeologia stando direttamente a contatto con gli “addetti ai lavori”. L’attività andrà avanti tutto il mese di ottobre e sarà curata dai volontari dell’Archeoclub e dagli studenti di archeologia della Università Cattolica di Milano, che arrivano a Moscufo da tutta Italia e non solo, alternandosi in turni di sette giorni. Il Comune si è affidato, per l’organizzazione e la gestione del lavoro, agli operatori dell’Archeoclub di Pescara, coordinati dal presidente Giulio De Collibus e da Martina Pantaleo.
Dando notizia della ripresa degli scavi, il sindaco di Moscufo, Alberico Ambrosini, commenta che questo progetto “è una delle azioni concrete poste in essere dall’amministrazione comunale per la valorizzazione e la riscoperta del patrimonio archeologico del nostro territorio. Ricordo che si tratta di uno dei punti inseriti nel programma di governo e che servirà a promuovere lo sviluppo turistico del paese. Un settore ritenuto di grande rilievo e proprio per questo ho affidato l’apposita delega al presidente del consiglio comunale, Domenico Orlando”.
Le attività saranno effettuate sul bassopiano che costeggia il fiume Tavo, “in un contesto di suggestiva bellezza”, sottolinea Ambrosini, poco a monte del fiume, dove oggi sono ancora visibili i resti del monastero alto-medievale di Santa Scolastica “iuxta fluvium qui dicitur Tabe”, ricordato nel Memoratorium dell’Abate Bertario (secolo IX) e poi successivamente in tutte le riconferme dei beni dell’abbazia di Montecassino.
Su una collinetta in posizione dominante sul corso d’acqua sono visibili consistenti resti di muri realizzati con pietre di fiume, riconoscibili come strutture riferibili ad un precedente abitato antico, poi rioccupato dall’insediamento alto-medievale, portati alla luce con i lavori effettuati durante il primo campo estivo, avvenuto ad agosto 2010. Sia l’insediamento romano che il monastero alto-medievale dovevano consentire il controllo di un importante punto di guado sul Tavo lungo un itinerario antico che di qui proseguiva verso Loreto Aprutino e Penne.
I resti del sito sono celati dalla vegetazione che avvolge i ruderi minandone la precaria stabilità e proprio questa minaccia “rende quanto mai necessario il recupero e la conservazione delle strutture tramite una sistematica ripulitura e un’indagine delle murature in modo da riportare alla luce l’impianto completo delle strutture murarie e ricostruire la planimetria di massima del monastero”.
Il progetto prevede inoltre, nel lungo periodo, la sistemazione del terreno circostante, l’impostazione di una sentieristica di accesso e di un circuito informativo e divulgativo volto alla promozione del territorio.
Orlando ringrazia sentitamente “i proprietari dei terreni su cui insistono i resti del monastero, che si sono resi disponibili e stanno consentendo la concretizzazione del progetto. Moscufo ha accolto anche stavolta con entusiasmo e cordialità gli archeologi che stanno lavorando per riportare alla luce il nostro passato, e questo ci rende orgogliosi”.