San Salvo. È terminata la seconda campagna di scavo in località S. Vito, come previsto dal Protocollo d’intesa firmato tra il comune di San Salvo, la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Abruzzo e l’Università D’Annunzio di Chieti, per lo studio e la valorizzazione dell’area.
Ad annunciarlo è stato il sindaco Gabriele Marchese insieme all’assessore alla cultura Mauro Naccarella, che questa mattina, nell’area archeologica di San Vito, hanno presentato i risultati dei lavori di scavo condotti dagli studenti della Facoltà di Archeologia Medievale dell’Università G di Chieti.
Il sito oggetto delle indagini è stato in passato riconosciuto come l’area sulla quale, probabilmente intorno alla metà del XIII secolo, fu fondato il monastero di S. Vito de Trineo. Alcune strutture del monastero erano emerse già nelle indagini dell’anno scorso.
I lavori questo anno si sono indirizzati su due fronti: l’individuazione di altre strutture murarie del complesso e l’indagine dell’area funeraria individuata l’anno scorso. I risultati sono stati particolarmente rilevanti per ricostruire le vicende del complesso, permettendo di confermare quanto riportato dalle fonti documentarie relativamente alla presenza dell’abbazia.
Nonostante la limitata conservazione delle murature, dovuta all’intensa attività agricola che ha interessato l’area nell’ultimo secolo, si comincia a rileggerne in dettaglio lo sviluppo planimetrico, permettendo di stabilire che la costruzione andò ad insistere su poderosi strati di limo frutto delle esondazioni del vicino fiume Trigno, in pieno accordo con quanto si conosce delle fondazioni cistercensi circa la predilezione di questo ordine monastico per le aree scarsamente adatte all’insediamento, in cui poi porre in essere forme di bonifica e di adattamento alle coltivazioni.
Rispetto alla precedente campagna è stato possibile recuperare una cospicua quantità di materiali, prevalentemente ceramici. Spiccano i numerosi frammenti di maiolica arcaica di ottima fattura, relativi a brocche e scodelle per la tavola, di ceramica priva di rivestimento destinata alla dispensa.
Importanti risultati, che saranno incrementati dagli esiti delle analisi di laboratorio, provengono anche dallo scavo dell’area funeraria, che si doveva estendere anche oltre i limiti fino ad oggi evidenziati e che è caratterizzata da un intenso utilizzo con sepolture scavate direttamente nel terreno.
I defunti, come spesso accade in cimiteri di età basso medievale, sono deposti in posizione supina senza elementi di corredo. Allo stato attuale gli inumati risultano essere tutti di sesso maschile di età adulta, ma sono attestate anche inumazioni di adolescenti. Fino a questo momento i dati permettono di inserire il cimitero nel novero dei cimiteri monastici destinati ad ospitare i monaci del cenobio. Le analisi degli scheletri potranno fornire utili indicazioni circa i caratteri della comunità, i sistemi di vita e di alimentazione.