L’isola del silenzio colpevole, decenni di abusi nascosti venuti alla luce troppo tardi: “Mi dispiace non aver ascoltato le vittime”
Un’isola incantevole, una meta prediletta per turisti e pellegrini in cerca di pace spirituale. Ma dietro la facciata idilliaca, si celava un incubo durato quattro decenni. Un nuovo rapporto indipendente ha portato alla luce una storia di abusi sistematici su oltre cinquanta bambini, perpetrati nell’ombra da monaci e laici protetti dal silenzio dell’abbazia.
L’indagine, condotta da Jan Pickles, ex commissario alla criminalità nel Galles del Sud, ha raccolto le testimonianze di sedici sopravvissuti. Il rapporto denuncia un clima di negazione e ostilità verso le vittime, accusate di mentire per anni. “L’abbazia è stata percepita come crudele e indifferente”, si legge nel documento.
Caldey, al largo delle coste del Galles, è conosciuta per la sua storia monastica che risale al VI secolo, le sue spiagge incontaminate e una fabbrica di cioccolato che attrae ogni anno migliaia di visitatori. Eppure, tra il 1960 e il 1992, almeno 54 bambini sono stati vittime di abusi sessuali, alcuni di appena tre anni. Le atrocità non si limitarono ai monaci: persino laici con precedenti penali vivevano sull’isola sotto falso nome.
Le vittime erano spesso bambini in vacanza con le famiglie o in gite scolastiche organizzate da gruppi cattolici. Tra gli orrori riportati, gli abusi più gravi includevano anche stupri, consumati in luoghi isolati come il caseificio dell’isola o calette nascoste.
Tra i principali responsabili emerge la figura di padre Thaddeus Kotik, un monaco che abusò di numerosi bambini negli anni ‘70 e ‘80. Si presentava come un eroe di guerra, ma il rapporto svela che la sua storia era costruita su falsità. L’uomo, in realtà, era stato un “lavoratore orientale” in un campo tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie alla sua falsa identità, riuscì a ottenere la cittadinanza britannica nel 1959.
Kotik utilizzava strategie manipolatorie per attirare i bambini, come tenere gattini e tartarughe per suscitare la loro curiosità. In alcuni casi, si offriva persino di fare da babysitter, guadagnandosi la fiducia dei genitori. Il suo regno di terrore si concluse solo con la sua morte nel 1992, ma il danno era già stato fatto.
Gli abusi non si fermarono con Kotik. Nel 2011, padre John Shannon fu condannato per possesso di materiale pedopornografico. Un altro residente, Paul Ashton, scappato nel 2004 per accuse simili, fu arrestato anni dopo a Caldey, dove viveva sotto falso nome e abusava dei sistemi informatici dell’abbazia per scaricare altre immagini indecenti.
Nel 2017, alcune vittime ottennero un risarcimento dall’abbazia, ma per molti il gesto è stato visto come “silenzio comprato”. Padre Jan Rossey, attuale abate, ha chiesto pubblicamente scusa: “Mi dispiace per la sofferenza causata e per non aver ascoltato le vittime”. Tra le dodici raccomandazioni del rapporto, emerge la necessità di eliminare qualsiasi contatto informale tra monaci e visitatori, introdurre controlli sui precedenti penali e coinvolgere i sopravvissuti nel governo dell’isola. Così, Caldey, l’isola del silenzio colpevole, porta ora il peso di una storia che non può essere dimenticata.