Il nuovo presidente degli Stati Uniti si è fiondato immediatamente sul tema immigrazione, in particolare sulla frontiera del Sud con il Messico
Non perde tempo Donald Trump, sta già lavorando per sfruttare al massimo questo suo secondo mandato alla guida degli Stati Uniti. E come sempre, il Tycoon è tornato al centro del dibattito politico con un annuncio che ha scosso gli Stati Uniti (e non solo). Il presidente eletto ha dichiarato infatti la sua intenzione di attuare un programma di deportazioni di massa (un pilastro della sua campagna elettorale), avvalendosi del supporto dell’esercito e dichiarando lo stato di emergenza nazionale.
La conferma è arrivata nella notte tramite una ripubblicazione su Truth Social, il social network dello stesso Trump. A innescare il dibattito è stato un post di Tom Fitton, presidente del gruppo conservatore Judicial Watch, che ha rivelato i piani per utilizzare “risorse militari” nell’operazione.
L’ex presidente ha ribadito il messaggio nei suoi comizi, dichiarando guerra aperta alla criminalità legata agli immigrati irregolari. Tra le promesse fatte durante la campagna elettorale, spicca l’idea di un’“Operazione Aurora”, ispirata a precedenti interventi delle forze dell’ordine in Texas.
In un comizio ad Aurora, città simbolo della lotta contro le gang, Trump ha illustrato i dettagli del piano: “Manderemo squadre d’élite di ICE, Border Patrol e agenti federali per cacciare, arrestare e deportare ogni membro di gang clandestine. Non ne resterà nemmeno uno”.
Il tono si è fatto ancora più duro quando, durante un evento al Madison Square Garden, ha annunciato quello che ha definito il “più grande programma di deportazione nella storia americana”, sottolineando che chi dovesse rientrare illegalmente sarebbe condannato a 10 anni di carcere senza libertà vigilata.
Trump ha già nominato figure chiave per attuare la sua politica migratoria: Stephen Miller, già noto per il suo ruolo nelle precedenti amministrazioni, e Tom Homan, definito lo “zar di frontiera”. Quest’ultimo ha recentemente dichiarato che nessuno sarà escluso dal piano, sottolineando la necessità di dare priorità alla rimozione di criminali e minacce alla sicurezza nazionale.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Un rapporto dell’American Immigration Council ha evidenziato come un’operazione di tale portata avrebbe conseguenze “devastanti” sul piano economico e sociale. Nonostante l’appoggio della sua base elettorale, molti osservatori temono l’impatto di queste misure sul bilancio e sul tessuto produttivo del Paese.
Insomma, con la retorica infuocata e un piano che punta a dividere l’opinione pubblica, Trump ha già riacceso un dibattito destinato a segnare il suo ritorno alla Casa Bianca. Resta da vedere come il Congresso e l’opinione internazionale risponderanno a una delle proposte più controverse della sua carriera politica.