C’era grande attesa per scoprire a chi sarebbe andata l’enorme fortuna lasciata in eredità dall’imprenditore, fondatore della popolare casa automobilistica di New Dehli
Ratan Tata, l’imprenditore indiano che ha guidato il Gruppo automobilistico Tata verso il futuro di un’espansione internazionale impensabile oltre che all’acquisizione di importanti società straniere, è morto nei giorni scorsi all’età di 86 anni. C’era un’attesa enorme per l’apertura del testamento di un’eredità che include l’espansione del gruppo in oltre 100 paesi per un fatturato che supera i 165 miliardi di dollari.
Quando nel 1991 l‘India decise di abbracciare il Capitalismo e dedicarsi a un’economia più occidentalizzata, Tata fu uno dei capisaldi di questa svolta. Una figura simbolo che, grazie al successo della casa automobilistica da lui fondata, ha guidato il paese verso la svolta e se oggi l’’economia in India può essere considerata a pieno titolo come una tra le più fiorenti nel panorama mondiale, lo dobbiamo proprio alla sua visione futuristica, quasi visionaria per quelle zone.
L’uomo della svolta
Un visionario. Forse questo è l’aggettivo giusto per Ratan Tata, l’imprenditore indiano morto il 9 ottobre scorso al età di 86 anni. Una figura decisiva nel cambiamento economico indiano che ha portato la nazione asiatica a diventare una delle economie più influenti al mondo. Un’espansione senza freni di cui Tata è stato il caposaldo da quando nel 1991 rilevò l’impero di famiglia, cavalcando l’onda della svolta capitalista e del libero mercato che il governo indiano aveva deciso di adottare proprio quell’anno. Una serie di operazioni finanziarie degne dei tycoon più famosi, acquisizioni, fusioni e la crescita esponenziale di una marchio automobilistico che fa concorrenza a quelli molto più famosi occidentali. Un impero costruito con intuizioni e sacrificio, un patrimonio valutato in oltre 165 miliardi di dollari. Ecco perchè, alla notizia della sua morte, dopo essere stato ricoverato ufficialmente per dei controlli in un ospedale di Mumbai, c’era grande attesa per l’apertura del testamento per capire a chi l’imprenditore aveva deciso di destinare tutti i suoi averi.
Il migliore amico dell’uomo
Come è consuetudine in India, l’uomo d’affari, che non si è mai sposato né ha avuto figli, avrebbe dovuto lasciare il suo patrimonio ai suoi fratelli, ecco perchè, quando il notaio incaricato ha aperto la busta sigillata del testamento la sorpresa è stata enorme e sconvolgente per tutti. Il magnate infatti, ha lasciato una grossa fetta della sua fortuna al suo cane Tito, al cuoco Rajan Shaw e al suo maggiordomo e assistente generale Konar Subbiah, che si sono sempre occupati dell’animale, chiedendo che il suo amato segugio riceva fino all’ultimo giorno di vita, “cure illimitate”. Una cifra stimata in più di110 milioni di euro che l’animale avrà a disposizione per vivere al meglio e più a lungo possibile. In fin dei conti il cane resta davvero il migliore amico dell’uomo. Con buona pace di suo fratello Jimmy Tata e le sue sorellastre Shireen e Deanna Jejeebhoy. In India infatti è davvero raro che ad animali e domestici venga data una cifra così generosa, dato che la ricchezza è generalmente tenuta all’interno delle famiglie. “Questo testamento non è una dichiarazione di ricchezza, ma un gesto di gratitudine per la gioia e le cure che gli sono state riservate dal suo animale e dai suoi due più stretti collaboratori”, ha raccontato uno degli amici più stretti del magnate indiano.