La guerra tra Ucraina e Russia è giunta quasi al termine del terzo anno di combattimenti e cresce la paura di un allargamento del conflitto ad altri stati europei
Sono giorni, questi della guerra giunta al millesimo giorno di battaglia, in cui tutte le parti in causa stanno prendendo decisioni che possono far pensare a una pericolosa escalation della situazione. L’ultima ad esempio, presa con un nuovo decreto da parte del Presidente russo Putin, ha stabilito che qualsiasi attacco convenzionale contro la Russia, sostenuto da una potenza nucleare, può essere interpretato come un attacco congiunto, che legittima una potenziale risposta feroce da parte di Mosca.
La nuova dottrina nucleare russa segna un punto di svolta inquietante. La minaccia di una possibile risposta nucleare a un attacco convenzionale sul territorio russo rappresenta un rischio enorme per la sicurezza globale. Questa nuova posizione non solo aumenta le tensioni tra Russia e Occidente, ma mina anche la stabilità su cui si è basato l’equilibrio nucleare per decenni.
Putin e la Russia fanno sul serio. La guerra tra Russia e Ucraina, che da quel lontano 29 febbraio 2022 è arrivata in Europa dopo l’invasione delle truppe dell’Armata rossa dei territori ucraini, non ha mai fatto così paura come in questi giorni, dopo che sono state prese alcune decisioni che hanno di fatto alzato il livello già massimo di tensione. Il Presidente americano uscente Biden che decide di fornire all’esercito di Zelensky i missili a medio raggio in grado di colpire direttamente i russi sul loro territorio, prima di dare anche il via libera all’utilizzo, fino ad oggi vietato da una convenzione, delle mine antiuomo, fa da contraltare alla nuova dottrina nucleare decisa da Putin che segna realmente una svolta nella guerra.
Qualsiasi attacco convenzionale alla Russia, sostenuto da una potenza nucleare, può essere interpretato come un attacco congiunto, legittimando una potenziale risposta nucleare da parte di Mosca. E come se non bastasse ieri sera la televisione russa ha mostrato, con una dettagliata animazione, come sarebbe un attacco all’Europa, quali Paesi sarebbero colpiti e cosa sarebbe necessario per annientarli. Durante la trasmissione, andata in onda sul canale statale russo Rossiya 1, il presentatore e deputato della Duma di Stato Yevgeny Popov ha affermato che il dispiegamento di missili russi a Kaliningrad potrebbe mettere a rischio quasi tutta l’Europa, compresi gli Stati baltici e le basi statunitensi in Germania, evidenziando così i possibili obiettivi di un’eventuale risposta russa su Berlino, Parigi, Londra, Varsavia e Bucarest. Cioè Germania Francia, Gran Bretagna, Polonia e Romania.
Nella simulazione video si vede come le nazioni mitteleuropee rimarrebbero colpite dagli attacchi atomici russi, da questa escalation però resterebbero fuori l’Italia con la sua Capitale Roma e i paesi iberici. 106 secondi, per arrivare a Berlino, 200 per raggiungere Parigi e 202 per Londra. È il tempo che basterebbe alla bomba atomica per distruggere tre delle maggiori capitali europee, secondo la simulazione presentata dal talk show dove “la Gran Bretagna, il nostro nemico tradizionale, è nella sua posizione più vulnerabile: tre missili sarebbero sufficienti per far collassare questa civiltà“, ha detto Popov durante il video.
Una situazione insomma che si sta facendo sempre più pericolosa e queste dichiarazioni seguono l’avvertimento del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov che ha affermato che i dispiegamenti statunitensi dei missili a corto e medio raggio, renderebbero le capitali europee dei veri e propri bersagli di eventuali ritorsioni. Peskov ha anche minacciato che uno scontro di questa portata potrebbe destabilizzare l’Europa e ha paragonato la situazione al crollo dell’Unione Sovietica dopo la Guerra Fredda.