La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso e confermato la condanna per il monsignore accusato dell’omicidio di un altro sacerdote
I giudici della prima sezione penale della Cassazione, martedì scorso, hanno respinto il ricorso della difesa contro la sentenza emessa dalla Corte di assise di appello di Venezia nel marzo 2024 e i Carabinieri non hanno potuto fare altro che arrestare l’alto prelato accusato dell’omicidio di monsignor Giuseppe Rocco, 92 anni, trovato strangolato nella propria camera nel seminario “La Casa del Clero” di Trieste il 25 aprile 2014.

Don Paolo Piccoli, 55 anni, era stato rinviato a giudizio nel 2017 con l’accusa di omicidio aggravato. La prima accusatrice sarebbe stata proprio la perpetua di don Giuseppe Rocco, prete 92enne che la stessa aveva trovato senza vita nella sua stanza da letto a Trieste. Origini venete, già parroco nell’Aquilano, don Paolo Piccoli si è sempre dichiarato innocente, ma secondo i giudici che lo hanno condannato, ora in via definitiva, sarebbe lui l’assassino di don Giuseppe Rocco detto “Pino”.
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Una vicenda che aveva fatto scalpore
Una brutta storia che aveva fatto davvero scalpore. Undici anni per arrivare alla sentenza definitiva dopo che i giudici della Corte Suprema hanno rigettato anche l’ultima richiesta fatta dagli avvocati di una revisione del processo e hanno confermato la condanna a 21 anni di reclusione. Si chiude così con l’arresto eseguito nella giornata odierna da parte dei Carabinieri la storia per don Paolo Piccoli, mentre era ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma.

La vicenda risale al 2017 quando nella propria camera del seminario “La Casa del Clero” di Trieste viene ritrovato il corpo senza vita di don Giuseppe Rocco. All’inizio si pensò a una morte naturale del monsignore 92enne, ma la successiva autopsia fece venire i primi sospetti agli inquirenti. Anche per via della testimonianza della perpetua del monsignore ucciso, Eleonora Laura Di Bitonto, che fu la prima a ritrovare il corpo senza vita del prelato e che ha sempre puntato il dito contro don Piccoli.
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L’ultima sentenza
Gli esami condotti dal medico legale avrebbero confermato una morte per strangolamento e soffocamento e le indagini si sarebbero così focalizzate sulla posizione di don Paolo Piccoli. “Prendiamo atto della sentenza di condanna definitiva, leggeremo le carte e poi prenderemo i provvedimenti del caso”, ha risposto l’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Antonio D’Angelo, alla notizia della sentenza definitiva del monsignore di origini veronesi, ma appartenente alla diocesi aquilana dove è stato parroco ed è tuttora canonico della Cattedrale della città abruzzese.

La condanna a 21 anni e mezzo era già stata inflitta nei primi due gradi di giudizio a Trieste, ma un ricorso della difesa aveva portato a un nuovo processo davanti alla Corte d’Appello di Venezia. Anche in quell’occasione la sentenza era stata confermata. Ora la Cassazione ha respinto definitivamente le istanze della difesa, rendendo irrevocabile la condanna e per il prelato si sono aperte le porte del carcere.