Tortoreto. Nessuna risposta al tavolo ministeriale, così come era stato preconizzato nel precedente incontro. Nessun piano concreto, ma solo un’analisi di una perdita di commesse e di fiducia da parte dei clienti.
Che però appare la risultanza evidente dopo l’annuncio della proprietà, alla fine di luglio, di dismettere lo stabilimento di Tortoreto. I sindacati non ci girano attorno e definiscono quello dell’azienda, un comportamento inaccettabile e irrispestoso. Si è tenuto nel pomeriggio di oggi, infatti, in video-conferenza il secondo incontro del tavolo convocato dal Mise sulla complicata vertenza della Betafence di Tortoreto: azienda metalmeccanica di proprietà di un fondo internazionale che ha annunciato di voler chiudere lo stabilimento. Al confronto erano presenti l’Amministratore delegato dello stabilimento di Tortoreto, un dirigente della Corporate Praesidiad a cui fa capo Betafence, la sottosegretaria Alessandra Todde del MiSE e le organizzazioni sindacali.
“L’azienda non ha fornito, diversamente dall’impegno preso nel precedente incontro, ulteriori chiarimenti sulla situazione finanziaria e sui motivi che l’hanno portata ad annunciare la chiusura dello stabilimento di Tortoreto, ma ha soltanto evidenziato che nelle ultime due settimane ha perso commesse per un valore di circa 2,1 milioni di euro e sta registrando una forte perdita di fiducia nei clienti”, si legge in una nota congiunta di Fim, Fiom e Uilm. “Il MiSE ha dichiarato la sua disponibilità ad aggiornare il tavolo tra 3 settimane per valutare una prima bozza di piano aziendale sottolineando però con forza che non tollererà comportamenti irrispettosi e poco seri o tentativi di utilizzare questo tempo per smantellare lo stabilimento, confidando nella buona fede da parte dell’azienda. “Circa 1 mese fa l’azienda aveva preso l’impegno con le organizzazioni sindacali e con il MiSE che in questo incontro sarebbe stato presentato un piano concreto.
Oggi ci viene presentata invece una situazione di crisi economica dovuta a una forte perdita di clienti e commesse innescata dopo lo stesso annuncio di chiusura dello stabilimento di Tortoreto, con la richiesta da parte dell’azienda di avere altre 4-6 settimane di tempo per valutare possibili soluzioni alternative. Come Fim, Fiom e Uilm riteniamo inaccettabile e irrispettoso nei confronti delle parti sociali e dei lavoratori tale comportamento e temiamo che in uno scenario economico aziendale in calo così come ci è stato presentato, tra 6 settimane il rischio sarà quello di dover affrontare una situazione troppo grave per essere risolta. Quello che ci interessa sapere è se l’azienda ha intenzione di rivedere la posizione di dismissione della maggior parte delle attività sul sito di Tortoreto, riorganizzando le produzioni ma salvaguardando l’occupazione.
In attesa del prossimo incontro metteremo in campo tutte le iniziative sindacali di lotta necessarie per la tutela dei lavoratori e delle attività dello stabilimento. Serve anche l’impegno diretto delle istituzioni locali per il mantenimento di un’azienda sana, produttiva e che nel corso di questi anni non ha manifestato nessuna criticità dal punto di vista industriale e produttivo ad oggi quello che registriamo è la totale assenza e disinteresse della Regione Abruzzo rispetto alla vertenza”.
Nel frattempo, i sindacati alla luce dell’incontro di oggi riprenderanno lo stato di agitazione e domani è in programma un’assemblea con i lavoratori per decidere le azioni da intraprendere fino al prossimo incontro ministeriale.