E’ questo l’effetto di una recente sentenza del tribunale civile di Teramo (giudice Mario Di Biase), che ha condannato il Comune costiero a versare complessivamente una somma di oltre 15mila euro. La metà relativamente agli oneri non riconosciuti all’associazione (che aveva citato l’ente nel 2012), e la restante parte tra spese legali, rivalutazioni e oneri accessori.
La paradossale vicenda, soprattutto per l’esborso complessivo, è venuta a galla nel corso dell’ultima seduta dell’assise comunale, quando la maggioranza (le opposizioni hanno votato contro) hanno riconosciuto quello che a tutti gli effetti è un debito fuori bilancio.
La vicenda. La questione si pone nell’estate del 2009 quando una donna che viveva negli alloggi Ater, proprietaria di alcuni animali, chiese l’intervento della Asl e del Comune perché impossibilitata ad accudirli per motivi di salute. Le verifiche delle autorità (in particolar modo il servizio veterinario della Asl), imposero di trovare una soluzione per la loro custodia.
Gli animali non avevano il chip e non trovarono ospitalità al rifugio di Alba, anche per questioni di spazio. Ecco, dunque, che il sindaco di allora Gino Monti affidò ad un’associazione di Tortoreto la custodia dei 4 anni riconoscendo un rimborso di 700 euro fino alla fine del 2009. Associazione alla quale per le altre attività contro il randagismo, venivano riconosciuti 3mila euro l’anno. Negli anni successivi, però, il Comune non fece ulteriori passi.
Né avviando una procedura per il trasferimento a Canalba, ma non prevedendo somme a chi, materialmente, li aveva in custodia. Da lì è partito il contenzioso che poi si è concluso dopo quasi sei anni con la condanna dell’Ente a pagare 15mila euro (da verificare se sarà fatto ricorso, oppure percorrere la strada della transazione per ridurre l’incidenza dell’esborso).
A margine della seduta consiliare, il gruppo Obiettivo Tortoreto (Domenico Di Matteo e Thea Petrini), non ha lesinato critiche sull’epilogo del contenzioso. “ Si tratta di una vicenda quasi paradossale”, commenta il capogruppo Domenico Di Matteo, “ e non è giusto che a pagare le omissioni di qualcuno, sia la collettività. Il contenzioso, nato nel 2012 durante l’amministrazione Monti, poteva essere evitato se solo fosse stata prevista una somma per l’associazione o in alternativa provvedere a dotare gli animali del micro-chip e spostarli nel canile. Perché non ci si è preoccupati di questo? La cosa, invece, è stata lasciata nel dimenticatoio ed ora a pagarne le conseguenze è la collettività”.