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Torricella, ‘Fondazione Celommi aperta a tutti i torricellesi nel rispetto dello Statuto’

Torricella Sicura. Alcuni abitanti di Torricella, giorni fa, hanno raccontato al nostro giornale di aver fatto richiesta di diventare soci della Fondazione Pasquale Celommi Onlus, con sede a Torricella nella Villa Capuani Celommi, e che questa sarebbe stata disattesa.

La Onlus non si è fatta attendere e, in una nota di replica, ha specificato che la: “Fondazione Pasquale Celommi da anni opera per valorizzare il patrimonio artistico e culturale, italiano e internazionale, e si contraddistingue per progetti e collaborazioni di ampio respiro, che coinvolgono indistintamente associazioni e amministrazioni locali, Ministeri, università, istituti scolastici, artisti internazionali e personalità di spicco. L’apertura alle diverse realtà, piccole o grandi, esistenti nel panorama culturale italiano è per noi, da sempre, fonte di arricchimento e di crescita. Leggiamo, quindi, con rammarico quanto pubblicato negli ultimi giorni: le accuse che ci vengono rivolte non rispondono alla realtà dei fatti. Riteniamo, perciò, molto importante essere ascoltati”.

In primo luogo, le istanze di adesione (candidati, quasi tutti residenti a Torricella Sicura) sono arrivate nell’arco di tre giorni, in un numero mai visto negli ultimi 15 anni. Un dato che ci ha interrogati su cosa si celasse dietro tale imponente richiesta, arrivata peraltro in prossimità dell’adeguamento statutario che, teniamo a precisare, non è un esercizio intellettuale, ma è obbligatorio per legge. Al di là di questo, tali richieste arrivano in un momento florido e di profonda serenità della Fondazione, finalmente riconosciuta unica erede di Fulvia Celommi nella sentenza 102/2020 dalla Corte D’Appello di L’Aquila, passata in giudicato. In secondo luogo, il vigente Regolamento interno, adottato nel lontano 2007, impone che un candidato sia necessariamente presentato da due soci della Fondazione per essere ammesso come socio, come di seguito riportato:
Articolo 1 – Oltre a quanto previsto dall’art. 6 dello Statuto, possono ottenere la qualifica di componente del Comitato dei sostenitori le persone fisiche e giuridiche, pubbliche o private, nonché gli enti italiani ed esteri che, condividendo le finalità della Fondazione, contribuiscono alla sopravvivenza della medesima e alla realizzazione dei suoi scopi mediante contributi in denaro, annuali o pluriennali, con le modalità e in misura non inferiore a quanto stabilito dal Consiglio di Amministrazione, ovvero con un’attività, anche professionale, di particolare rilievo, o con l’attribuzione di beni materiali o immateriali.
Ogni nuovo componente deve essere presentato da almeno due membri del CdS, ciascuno dei quali può proporre fino a tre nuovi componenti. Tale istanza, rivolta al Presidente della Fondazione, deve contenere l’apporto fornito dal nuovo componente.
Il diritto di voto si acquisisce dopo tre mesi dall’iscrizione”. “Tale Regolamento”, si legge ancora nella nota della Fondazione, “ha doppia funzione: preservare l’integrità della Fondazione e al contempo evitare che si costituiscano i decantati “giochi di potere”. L’istituzione di tale regolamento è viva testimonianza che, da sempre, nella Fondazione vige un forte sentimento di democrazia e uguaglianza”.

“Nella lettera inviata ai candidati”, fa sapere il il Presidente Viriol D’Ambrosio che ha firmato la nota, “sono state specificate chiaramente le motivazioni della non ammissione, è stato garantito loro che sarebbero stati informati delle presenti e future iniziative e, soprattutto, li abbiamo ringraziati per l’interesse dimostrato verso il nostro operato, aprendo quindi possibilità di dialogo. Il rifiuto e l’esclusione netta non sono mai stati considerati all’interno della Fondazione, come invece si evince dalle dichiarazioni fatte”.

E ancora: “Immaginiamo che tale frustrazione derivi dallo stato di abbandono della Villa Capuani-Celommi, erroneamente imputato alla Fondazione che, invece, solo usufruttuaria del bene, è stata costretta a trovare un’altra sede a causa dei danni prodotti dal sisma e dalle lungaggini burocratiche della ricostruzione di cui si occupa il proprietario dell’immobile, cioè il Comune di Torricella. Pertanto, ad oggi, non c’è nulla che la Fondazione possa fare se non attendere che venga ripristinata la completa agibilità della struttura, chiusa dal 2016”.

Infine, “per noi il “gioco di potere”, di cui si parla con fervore, è solo il rispetto delle regole e dei soci attuali, che a loro volta sono stati presentati ai sensi del Regolamento e che hanno sempre contribuito al bene della Fondazione. Concludiamo rimarcando che le nostre porte rimangono aperte a tutti i Torricellesi, indistintamente e da sempre, ma con la semplice richiesta che vengano rispettati il Regolamento e lo Statuto”.