Secondo chi scrive, gli operatori dell’area sdegnerebbero i reclusi discriminandoli per i reati commessi. E fa anche sapere che un detenuto sarebbe in attesa di un’operazione da anni e che la caposala del reparto non saprebbe fornire alcuna spiegazione per il ritardo “rifugiandosi in quello che è ormai un mantra di tutti i medici: ‘non posso fare niente'”.
“Consci che è tutto inutile”, le persone detenute rinuncerebbero a segnalare ogni patologia. “Succede qui che un detenuto”, prosegue la lettera, “esausto per le sofferenze, comunichi lo sciopero della fame rifiutandosi di fare ogni controllo del caso, nella speranza che qualcuno intervenga e ascolti il grido d’aiuto”.
Con questa lettera viene chiesto “a chi di dovere” di “innescare una serie di iniziative volte al miglioramento di questa macchina sanitaria che è prossima alla deriva”.