Sergio D’Ascenzo non risponderà più al telefono della centrale del 118 ma, siamo sicuri, conserverà intatta la vocazione di aiuto verso il prossimo che fino a qui lo ha accompagnato.
Dopo più di quarant’anni, lo storico infermiere ed operatore di centrale, è andato in pensione, ma solo dopo il saluto dei colleghi con tanto di piccola festa.
Questo il suo pensiero nell’ultimo giorno di “scuola”: “Ho trascorso la mia ultima giornata di lavoro… dopo 43 anni, 1 mese e 23 giorni … Dire che sono grato, è poco… ma è così! A Dio per esserci arrivato, avendomi conservato fin qui e in decente salute, non lo do per scontato! Ai miei maestri di vita che mi hanno accompagnato fin dai miei primi anni professionali, già dai tempi dell’ospedale di Atri. A Gaetano Pallini per avermi trasmesso l’amore per l’emergenza sanitaria, per aver riconosciuto e incoraggiato la mia passione per l’insegnamento, per avermi fatto provare e gustare negli anni il privilegio della fiducia totale fra persone per perseguire gli stessi obiettivi, il che ha fatto sì che rendessi il massimo. Ai miei colleghi di ogni periodo, per la pazienza, l’affetto, per avermi sopportato e supportato… e agli ultimi, ma solo in ordine di tempo, per l’affetto e il supporto nel corso del tempo e nei miei ultimi anni al lavoro. Ringrazio anche chi mi ha combattuto, chi mi ha calunniato gratuitamente, osteggiato, chi si è sentito messo in ombra da me, e forse mi ha odiato… perché mi hanno permesso di verificare ogni volta le mie convinzioni e combattere nonostante e con più tenacia! Ammetto di non riuscire bene a nascondere la mia ‘smorfia’ se non stimo qualcuno. C’è tanto da fare per migliorare il sistema sanitario e quello dell’emergenza, oltre che bisogna lavorare tanto per l’umanizzazione nella sanità… senza dover aspettare di diventare paziente per riuscire a capirlo! Se ci credi, non demordere, studia, cresci, impegnati, combatti nel tempo, fino alla pensione”.