Teramo. Lo sciopero generale del personale docente, dirigente e Ata della scuola indetto dalla FLC CGIL e dalle altre organizzazioni sindacali ha avuto come tema principale quello di rivendicare investimenti e garanzie per la ripresa delle lezioni a settembre in presenza e in sicurezza.
Anche in provincia di Teramo numerosi docenti ed ATA hanno aderito allo sciopero.
”Ricordiamo che con la didattica a distanza oltre il 15% dei ragazzi non ha avuto la possibilità di connettersi”, si legge in una nota. “In tanti hanno avuto sovrapposizioni e problemi organizzativi familiari. E’ importante ricominciare il nuovo anno scolastico in presenza, visto che la didattica a distanza ha rappresentato una soluzione emergenziale che, purtroppo, nonostante l’impegno dei docenti, ha creato anche disagi e spesso ha certificato le diseguaglianze esistenti”.
A settembre torneranno nelle scuole della provincia di Teramo oltre 39.000 alunni e 6.500 lavoratori, tra docenti ed ATA.
“Sarà impossibile garantire il rispetto delle indicazioni sul distanziamento e sulle altre misure di sicurezza se gli organici sono stati attribuiti secondo vecchi criteri. Classi affollate e organici ridotti non potranno consentire le attività in presenza”, si legge ancora nella nota della FLC CGIL Teramo.” A ciò si aggiungano edifici scolastici spesso non in condizioni di garantire le norme sulla sicurezza. Risulta difficile, nelle condizioni attuali, assicurare il distanziamento e la sicurezza in aule scolastiche spesso sovraffollate o comunque non sufficientemente capienti.
Trasporto pubblico. Altro problema da affrontare, rimasto sotto traccia, è quello relativo alle modalità con cui organizzare il trasporto pubblico degli studenti. Non si conoscono le soluzioni che verranno adottate per permettere ai tanti studenti pendolari di raggiungere in sicurezza le scuole e per garantire trasporti urbani ed extraurbani sufficienti ai nuovi standard richiesti.
Occorrono decisioni urgenti, nel poco tempo a disposizione, per lavorare con classi e sezioni meno affollate, per garantire un’offerta formativa di qualità agli studenti e il fondamentale diritto di essere in classe; per avere relazioni significative. Occorrono spazi adeguati, ma serve più personale, almeno per il tempo in cui sarà necessario adottare un’organizzazione del lavoro più complessa.
Il ministero con il “Decreto Rilancio” ha stanziato per la scuola circa 1,4 miliardi di euro, Una cifra insufficiente per affrontare i problemi e i bisogni che sono cresciuti in modo esponenziale, mettendo a nudo le fragilità già presenti nel nostro sistema scolastico dopo anni di tagli, disinvestimenti e precarietà del lavoro.
Lo sciopero, nonostante il momento difficile e le scuole sostanzialmente chiuse, è una scelta politica ben precisa: parlare alla società, agli studenti e alle famiglie, per lavorare insieme nell’affermare l’esigenza di avere una scuola sicura e di qualità.
Investire in istruzione non può essere solo uno slogan. Deve produrre azioni concrete che oggi non ci sono. Eppure, lo sappiamo, quello dell’istruzione è il migliore degli investimenti possibili. Lo si dice, ma non si fanno azioni conseguenti.
Perché la scuola pubblica diventi una risorsa strategica per un diverso modello di crescita e di sviluppo, occorre porre le basi da subito con scelte coraggiose”.