Teramo. In merito alla recente presentazione alla cittadinanza del progetto di recupero del Teatro Romano da parte dello studio palermitano Bellomo, il Movimento 5 Stelle Teramo, elabora delle riflessioni: “La giornata è stata sicuramente positiva, un riuscito momento di condivisione e, forse, l’inizio di quei processi di democrazia partecipata di cui tanto si parla ma che in realtà quasi mai si realizzano nel concreto. Del resto, senza associazioni, in primis Teramo nostra, che ha meritoriamente tenuto acceso il dibattito sul monumento nell’ultimo trentennio, forse non saremmo pervenuti al risultato odierno. Un piccolo rammarico per il fatto che non ci fosse nessuna voce fuori dal coro, dato che tutti gli interventi hanno pienamente approvato le scelte progettuali. E peccato per la mancata condivisione del progetto di recupero dell’ex manicomio, che appare, al momento, ben più “blindato”.
Sul progetto di Bellomo permangono alcune perplessità. Condividiamo l’approccio”critico”, che porterà alla demolizione dei due palazzi Salvoni ed Adamoli. Condividiamo anche la necessità di rifunzionalizzare il sito, secondo l’ormai famosa soluzione “C” proposta dall’architetto Carbonara nell’ormai lontano 2010. Così come non possiamo che dirci d’accordo con la necessità di riconnettere il sito con il tessuto urbano esistente. Tuttavia ci sentiamo di evidenziare più di una problematica.
- In primo luogo, la riconnessione urbana: Le passerelle che connetteranno la “piazza”del nuovo volume a Via Paris (fig 1) faranno percepire l’opera ad un’altezza inusuale, sbagliata, e, se vogliamo, poco suggestiva. Le vestigia vanno guardate dal basso perche se ne possano meglio comprendere la grandezza e la complessità,
- C’è poi la questione del rapporto con la circostante area archeologica. In una delle ipotesi progettuali del Carbonara,(fig 2) (che, benché solo allo stato embrionale, continuiamo a reputare di gran lunga migliore) era tutta la zona ad essere ribassata, con il vantaggio di rendere il teatro realmente emergente, e di riconnetterlo esattamente alla stessa quota di tutte le preesistenze archeologiche presenti nei dintorni, nella certezza che un giorno si procederà al loro rinvenimento. Si garantiva quindi un approccio più sistematico e non puntuale dell’opera con il sito circostante. La soluzione Bellomo, viceversa, riconferma la quota “moderna”, quella dell’attuale via Paris, e renderà difficile una futura connessione con i resti che saranno rinvenuti,
- C’è poi il problema del “Diazoma urbano”, innesto che conterrà servizi, una caffetteria ed uno spazio museale, e la cui sommità costituirà una piazza semicircolare(fig 3). Non ci aveva convinto in commissione, continua a non convincerci. Troppo esteso, troppo avulso dal contesto, troppo impattante. Nessuna “profanazione” intendiamoci, però un volume in fondo inutile se pensiamo che i servizi quali la biglietteria possono essere risolti con l’impiego di piccolissime strutture o con l’utilizzo di vani liberi da reperire nei caseggiati circostanti, come suggerito dalla Soprintendenza. Inoltre, tale volume, da sezione, sembra avere un’altezza non adeguata a quelle previste per i locali di ristorazione. Per non parlare dei carichi strutturali che una soletta praticabile comporta. Saranno necessari pilastri di considerevole spessore, ed opere di fondazione consistenti, temiamo, piuttosto che le strutture leggere di cui si è parlato.
- La copertura dei materiali lapidei rappresenta un altro aspetto cruciale. Al momento l’effetto contenitore di febbraio scorso è stato scongiurato. Si potrebbe pensare, per una protezione comunque necessaria, all’estensione di un intervento misurato e poco impattante, come quello che nel restauro degli anni ’30 protesse i conci delle arcate esterne tramite l’inserto di setti in laterizi di ridotto spessore(fig 4).
Infine, ci sono le osservazioni della Soprintendenza . Ci sembra infatti che esse siano al momento ignorate, sono “scivolate” addosso al progetto senza incidervi. Ma il mancato rispetto dei suggerimenti e delle prescrizioni potrebbe impedire al MIBACT di rilasciare l’approvazione prevista dalla norma, considerato che l’area è sotto vincolo archeologico.
Speriamo si possa procedere ad un aggiustamento di tiro. L’occasione è troppo importante per essere perduta di fronte ad incertezze o sottovalutazioni”
Anche L’Associazione “Teramo città solidale & cittadinanza attiva” dice la sua. “Purtroppo per quest’area il Comune non ha mai adottato alcun piano particolareggiato che definisca in termini urbanistici l’intervento che il Consiglio comunale approvò nel 2010 facendo propria la scelta della soluzione del prof. Giovanni Carbonara. Ma è altrettanto vero che per l’articolazione e per gli approfondimenti contenuti nell’idea progettuale del prof. Carbonara lo studio di fattibilità propone un intervento dettagliato e particolareggiato che contiene al tempo stesso una soluzione di riqualificazione urbana oltre alla rifunzionalizzazione dell’antica struttura del Teatro Romano. L’intervento progettuale, presentato il 1° Ottobre dello scorso anno dallo studio associato di architettura dell’arch. Bellomo, sia sotto l’aspetto architettonico che sotto l’aspetto urbanistico, ambientale e volumetrico potrebbe avere l’effetto di annullamento del deliberato consiliare del 17 dicembre 2010.
Lodevole è invece la valutazione del progetto da parte della Soprintendenza che è certamente intervenuta al fine di fornire alla stazione appaltante gli indirizzi preliminari ancor prima dell’approvazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica”