La Commissione Sanità del Comune di Teramo, riunitasi questa mattina, ha respinto il project financing della ditta Pizzarotti.
La decisione, presa alla presenza del direttore generale facente funzione della Asl di Teramo, Maurizio Di Giosia, è arrivata perché non c’erano i necessari requisiti.
Il processo riparte adesso daccapo, ma con la disponibilità di 82milioni di euro messi a disposizione dal governo proprio per la realizzazione di un nuovo nosocomio.
Da valutare adesso i prossimi passi, anche se l’azienda sanitaria si starebbe già muovendo per la realizzazione attraverso altre vie, fermo restando la volontà di realizzare l’ospedale di secondo livello a Piano d’Accio (nelle segrete stanze non si scarta comunque Mosciano Sant’Angelo).
I SINDACATI “Da anni assistiamo ad un intenso dibattito, accentuato nell’ultimo periodo, incentrato sull’individuazione dell’area in cui realizzare il nuovo ospedale di Teramo; la costruzione del nuovo nosocomio viene presentata come la soluzione salvifica per la salute dei cittadini teramani – sottolineano nel frattempo la CGIL Teramo con Giovanni Timoteo e la CISL Teramo con Fabio Benintendi – Il tutto senza comprendere come vengono prese queste decisioni, con quali confronti con il territorio, con quali parametri e valutazioni. È inaccettabile che le deliberazioni che dovranno garantire l’efficienza del sistema sanitario ai cittadini teramani per i prossimi decenni siano affidate ad una ristretta cerchia di decisori presunti ‘illuminati'”.
“Per questo abbiamo deciso di dar vita ad un’iniziativaper il prossimo 31 ottobre da svolgere presso la sala del consiglio provinciale. Alla stessa saranno invitati ASL, Istituzioni, rappresentanze politiche ed associazioni con l’obiettivo di offrire uno spazio di confronto diretto dal quale far emergere le soluzioni e le migliori scelte per la sanità teramana. Il nostro obiettivo prioritario è ragionare dei tanti bisogni insoluti, dei ripetuti ritardi, delle inefficienze che devono subire i cittadini; delle liste d’attesa sempre più lunghe; della riduzione dei servizi e delle prestazioni nel territorio; di una programmazione inesistente o invisibile. Insomma come organizzazioni Sindacali, consideriamo indispensabile avviare un serio ragionamento sull’idea di sanità che si ha in mente per questa provincia, che ha avuto, da sempre, il merito di lasciare pochissimo spazio ad una gestione privata di una materia così delicata”.