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Cronaca Teramo

Teramo, il grido d’allarme dell’Ance: “Aziende vicino al fallimento in attesa dei corrispettivi”

“La linea rossa del ritardo nei pagamenti delle opere pubbliche è stata ampiamente superata; le imprese sono a rischio fallimento perché aspettano per mesi i corrispettivi che la legge impone di trasferire al massimo entro 60 giorni dallo stato di avanzamento lavori”. A lanciare il forte grido d’allarme è l’Ance Teramo.

“Poi vi sono i lavori emergenziali che le amministrazioni affidano in regime di urgenza. Le imprese si rendono subito disponibili ad avviare i lavori, ma nel caso di quelli affidati dalla Provincia di Teramo dopo il sisma e la nevicata di gennaio 2017 il pagamento è stato effettuato in minima parte – dice il presidente Raffaele Falone – Il saldo completo arriverà forse fra alcuni mesi, quando parecchie imprese rischieranno di non farcela. È la sconfitta dello Stato nella sua interezza. Mancano all’appello oltre 11 milioni di euro di pagamenti sui 20 milioni affidati dall’Ente nel 2017”

Ad oggi la situazione dei pagamenti risulta all’Ance essere la seguente:

INTERVENTI COMMISSIONATI DALLA PROVINCIA DI TERAMO PER OPERE EMERGENZIALI ESEGUITE NEI COMUNI FUORI DAL CRATERE SISMICO

“La Regione, attraverso il Centro Operativo Regionale – COR, ha trasferito lo scorso mese di settembre un acconto di €. 1.400.000 alla Provincia che li ha impiegati per liquidare il 20% circa del dovuto alle imprese. Un ulteriore acconto di €. 1.500.000 è stato trasmesso alla Provincia nei giorni scorsi e forse liquidato. Ad oggi mancano comunque all’appello oltre 4.000.000 di euro per saldare i corrispettivi alle imprese per i lavori, ricordiamo, effettuati tra marzo e giugno 2017. Da informazioni non confermate ufficialmente, il saldo del trasferimento è inibito dalla incompletezza della rendicontazione”.

INTERVENTI COMMISSIONATI DALLA PROVINCIA DI TERAMO PER OPERE EMERGENZIALI ESEGUITE NEI COMUNI ALL’INTERNO DEL CRATERE SISMICO

“La Regione ad oggi ha trasferito un acconto di euro 4.450.000,00 circa. La Provincia ha corrisposto alle imprese 6.063.574,05 euro (anticipando con fondi propri circa €. 1.500.000). Rispetto alla somma residua che la Provincia deve ricevere, pari ad €. 8.500.000,00 circa, l’Ente è in attesa dallo scorso mese di giugno di un secondo acconto per circa €. 4.000.0000 ad oggi non ancora pervenuto, sembra per problemi di rendicontazione. Non vogliamo sapere di chi è la responsabilità ma certamente questa situazione è inaccettabile”.

E ancora: “Per quanto riguarda il Sisma Abruzzo 2009 occorre evidenziare alcune criticità che potrebbero rallentarne l’andamento. Ci riferiamo a circa 25 dipendenti con contratto triennale, attualmente prorogati fino al 31.12.2019, le cui attività potrebbero essere sospese in quanto, nonostante la proroga concessa, mancano le coperture finanziarie fino alla scadenza naturale dei contratti – prosegue Falone – I dipendenti interessati hanno una comprovata esperienza sull’istruttoria delle pratiche per la ricostruzione post sisma Abruzzo 2009 ed una eventuale sospensione delle loro attività cagionerebbe un grave danno in termini di tempi di lavorazione delle partiche; a titolo di esempio da maggio a settembre 2018 hanno erogato fondi per circa 80 milioni di euro.  Inoltre da metà maggio lo stesso ufficio è senza Direttore, dopo le dimissioni di Paolo Esposito.  Peraltro, il direttore dell’USRA, l’ufficio speciale gemello di L’Aquila, che ha assunto l’interim, a fine anno andrà in pensione. Il Governo dovrebbe quindi garantire la piena operatività degli Uffici Speciali per la Ricostruzione affinchè non si verifichi un rallentamento delle attività di ricostruzione Sisma Abruzzo 2009. Non è chiara, tra l’altro, la destinazione del personale degli Uffici Territoriali della Ricostruzione dopo che la legge ne ha disposto la chiusura ed il trasferimento degli addetti a Fossa. La sovrapposizione dei danni da sisma 2009/16 riguarda il 32% degli edifici abruzzesi danneggiati; il tema incrementa le attività tecniche dei due Uffici Speciali 2009 e 2016; ciò imporrebbe di valutare un ulteriore aumento del personale proprio per la gestione di tali fattispecie; occorre ricordare che la sovrapposizione dei due terremoti ha interessato solo la regione Abruzzo”.

Inoltre, “La ricostruzione privata e pubblica 2016 non è ancora sostanzialmente partita. I numeri delle schede seguenti lo dimostrano.Le cause sono diverse e non ascrivibili ad un solo fattore. La normativa è molto complessa e si è evoluta continuamente. L’ultima ordinanza, la 68, è stata pubblicata un paio di giorni fa. L’Ufficio speciale ha poco personale, ma anche i comuni che dovranno esaminare le pratiche urbanistiche sono nelle stesse condizioni. I tecnici a loro volta stentano ad interpretare una normativa troppo puntigliosa e talvolta difficilmente comprensibile”.

“A fine settembre i contributi assegnati dal Governo per la ricostruzione post sisma Centro Italia 2016/17 sono stati €. 277.981.704 di cui €. 20.001.705 in Abruzzo (circa il 7,2% dei contributi assegnati). Presso l’Ufficio Speciale Ricostruzione Abruzzo sono state presentate circa 1.300 pratiche di cui 353 sono in compilazione, 848 sono in istruttoria, 63 sono state approvate e solo 7 sono state completate. È necessario dare attuazione rapidamente alla delibera di Giunta Regionale Abruzzo n. 326 del 18 maggio che fissa a 50 unità la pianta organica dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione Abruzzo. Importo erogato dal COR Abruzzo in due anni per il CAS è di €. 41.324.688 (Oltre 20 milioni di euro l’anno); se fossero state impiegate dall’inizio dell’attività dell’ufficio ulteriori 20 unità avrebbero prodotto maggiori oneri fino ad oggi per circa €. 900.000; in sostanza i maggiori oneri che avrebbe sostenuto l’U.S.R. con 20 unità in più rappresentano il 4,5% della spesa annua erogata per il CAS. La fase di preistruttoria introdotta con l’Ordinanza n. 62 ha consentito di verificare un deficit nella predisposizione documentale che rallenta l’iter, in quanto obbliga l’U.S.R. a sospendere la pratica per le necessarie integrazioni; la complessità normativa deve indurre ad un’attenta riflessione sulla necessità di snellire l’iter procedurale”.