L’uomo pretendeva che gli fosse somministrato del Rivotril, un farmaco che è molte carceri è bandito per la forte dipendenza che crea.
Non potendo averlo, il detenuto ha iniziato a rompere qualunque cosa gli capitasse a tiro procurando danni per migliaia di euro e gravi disordini all’interno della sezione.
Solo con enorme difficoltà la situazione è stata gestita dalla polizia penitenziaria, soprattutto per la mancanza di adeguate strumentazioni di supporto.
“Non ci si può astenere dall’evidenziare che, anche in tale occasione”, fanno notare le organizzazioni sindacali Sappe, Sinappe, Uspp, Cisl e Cgil, ” se la polizia penitenziaria fosse stata dotata della pistola taser, il detenuto sarebbe stato immediatamente immobilizzato e non avrebbe causato ingenti danni alla struttura, di conseguenza ricadenti sull’intera collettività nazionale.
Ancora una volta torniamo a denunciare l’ennesimo caso di assoluta mal gestione della ‘macchina’ penitenziaria, che registra sistematiche ed inaccettabili ricadute sulla sicurezza e dignità degli agenti di polizia penitenziaria. Ci si interroga come mai, in un contesto di popolazione detenuta a larghissima presenza di casi di tossicodipendenza cronica e di patologie psichiatriche gravi, non si interpelli anche l’area sicurezza prima di operare la scelta di reintrodurre determinate tipologie di psicofarmaci dal particolare e risaputo ‘appeal’ tossicomane, equivalenti nei fatti a vere e proprie sostanze stupefacenti, ormai da tempo bandite dall’istituto di Castrogno.
Eppure le recenti vicende legate all’accumulo di enormi quantitativi di psicofarmaci, rinvenuti proprio dalla polizia penitenziaria, avrebbero dovuto rappresentare un deterrente fondamentale per la possibilità di tornare a somministrare determinate ‘sostanze’ all’interno del carcere. Dobbiamo dedurre che quel precedente non sia servito a nulla. Anzi, dal Liryca si è passati addirittura al Rivotril!
Siamo stupefatti e sconcertati da una simile gestione e, come sempre, la sicurezza è posta al secondo piano. Ciò nonostante si riportano importanti risultati, di per sé dimostrativi, solo grazie alla estenuante opera di ricerca e prevenzione in cui quotidianamente è impegnata la polizia penitenziaria per nulla agevolata nel proprio operato, anzi.
Tant’è che non solo si esclude quest’ultima dalle scelte di gestione anche sanitarie, ma la si continua ad esporre a gravi rischi del tutto evitabili ed ingiustificati causati da scelte sconsiderate ed incomprensibili.
Per quanto sin qui riportato, facciamo appello al prefetto affinché venga a toccare con mano le condizioni operative degli agenti e chiediamo urgente incontro con i vertici della Asl teramana e del Presidente della Regione. Basta giocare sulla pelle degli agenti di polizia penitenziaria. Siamo stufi di essere soltanto “carne da macello”.
“Ancora una volta il personale di Polizia Penitenziaria di Teramo ha vissuto una giornata di altissima tensione in conseguenza della folle e violenta protesta di un detenuto straniero che pretendeva di ricevere un farmaco non previsto dalla sua terapia farmacologica”, spiega Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
Capece evidenzia come ormai “nelle carceri italiane è un bollettino di guerra: servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. Ogni giorno nelle carceri italiani succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, afferma. “La quotidianità professionale del Corpo di Polizia Penitenziaria è quella di conciliare le attività di polizia con quelle di trattamento rieducativo. Ma ogni giorno giungono notizie di eventi critici tra le sbarre ed aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato”.
Il leader del SAPPE ricorda infatti che “sono troppi, continui ed inaccettabili gli eventi critici contro gli Agenti in servizio, che hanno precise responsabilità ministeriali: servono provvedimenti concreti, a cominciare dall’avvicendamento del Capo DAP Carlo Renoldi. Come infatti ha da tempo denunciato il SAPPE, ormai i detenuti la fanno da padrone, grazie ad una indiscriminata apertura delle celle e l’assenza di strumenti a tutela della stessa incolumità fisica del personale”.
“Questo è lo scenario quotidiano inaccettabile in cui opera il Corpo di Polizia Penitenziaria, ma la cosa sembra non fare notizia al contrario di altre. Altro che sicurezza!”, conclude Capece, che rinnova l’auspicio di potere incontrare presto il nuovo Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.