Teramo. Condannato ad un anno e una serie di interdizioni (per dichiarazione infedele) viene riabilitato e soprattutto assolto in Appello perché il fatto non costituisce reato.
Un commercialista di Silvi, Giuseppe Cerza, processato e condannato in primo grado ha visto così “cancellati” tutti gli addebiti che gli erano stati mossi e il appello ha visto accogliere la tesi difensiva degli avvocati.
Secondo l’accusa, infatti, il commercialista, nella sua qualità di amministratore unico di una società di costruzioni, al fine di evadere le imposte, avrebbe indicato nella dichiarazione dei redditi voci attive inferiori, inferiori a quelle effettive, pari ad un milione di euro. Per questo motivo era stato condannato ad un anno di reclusione, all’interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche, all’interdizione dalla rappresentanza e dall’assistenza in materia tributaria e all’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione.
La Corte di Appello di L’Aquila, invece, ha accolto le impugnative proposte dagli avvocati del commercialista (Luigi Antonangeli del Foro di Pescara e Alfredo Foti del Foro di Roma), ribaltando totalmente la sentenza di condanna, assolvendo il professionista.
In particolare, i penalisti, richiamando la giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, hanno sostenuto come la condotta contestata al loro assistito non sarebbe stata idonea ad integrare gli elementi tipici del reato contestato, né sotto l’aspetto oggettivo né, ancor di più, sotto quello soggettivo.
I giudici di L’Aquila, condividendo in pieno la tesi dei difensori, hanno così assolto il commercialista di Silvi perché il fatto non costituisce reato.