I Carabinieri del NAS di Pescara, al termine di una articolata attività di indagine denominata “Sheep” afferente il settore degli animali da reddito, nella prima mattinata odierna hanno eseguito tre misure cautelari personali emesse del GIP del Tribunale di Teramo nei confronti di Paolo Ceci, 53 anni, rappresentante legale di una ditta di carni, e di un dipendente, Dino Ruggieri, 66 anni, entrambi messi agli arresti domiciliari. Nei guai anche un medico veterinario, Rolando Piccioni, in servizio al Dipartimento di Prevenzione della ASL di Teramo, sottoposto al divieto di dimora in provincia.
Secondo le indagini, sarebbero responsabili di numerosi reati tra cui quelli di falso materiale e ideologico, frode in commercio, commercio di sostanze alimentari nocive, simulazione di reato, omissione di atti d’ufficio.
I fatti risalgono al 2017, immediatamente dopo gli eventi sismici e l’emergenza maltempo che colpirono l’Italia Centrale, con particolare riferimento alla Provincia di Teramo, dove si verificarono decessi di diversi capi di bestiame in insediamenti zootecnici colpiti dalle calamità. Da quei fatti hanno avuto origine i primi accertamenti del NAS abruzzese che, coadiuvato dal 5° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pescara, hanno effettuato frequenti monitoraggi aerei sulle aree colpite, al fine di mappare e censire i danni e le aziende zootecniche effettivamente coinvolte.
Le indagini dei militari del NAS, coordinate dalla Procura della Repubblica di Teramo, tese a fare chiarezza sulla correttezza e regolarità della macellazione di capi ovi-caprini e bovini, hanno permesso di ipotizzare responsabilità a carico dei soggetti colpiti dai provvedimenti della magistratura. In particolare, ai primi due vengono contestate numerose condotte illecite: manomissione di marche auricolari di capi destinati alla macellazione al fine di sottrarli ai controlli da parte del veterinario ufficiale, nell’aver messo in commercio carni pericolose per la salute umana poiché provenienti da animali non correttamente identificati, nonché differenti per origine e provenienza, in quanto animali adulti della specie caprina ma falsamente indicati come capretti, anche al fine di evitare, sugli stessi, il test per la ricerca dell’encefalopatia spongiforme trasmissibile (TSE), obbligatorio per i capi di età superiore a 18 mesi. Il Dirigente Veterinario è invece ritenuto responsabile, sempre secondo le indagini, di condotte “omissive”, consistenti nel non aver effettuato le prescritte visite ante mortem a capi destinati alla macellazione, non aver proceduto a richiamare le carni ottenute da tali macellazioni, aver prestato il proprio consenso alla loro bollatura sanitaria, aver sottoscritto documentazione atta a licenziare, per il consumo umano, carni non sottoposte a tutti i controlli obbligatori per legge nonché di essersi adoperato a dispensare consigli ad alcuni operatori del settore al fine di eludere le investigazioni.
Nel corso delle attività sono stati sottoposti a sequestro circa 200 marchi di identificazione di ovi-caprini, già utilizzati e illegalmente detenuti, una pinza realizzata artigianalmente per la rimozione di marchi auricolari, due carcasse di ovino adulto, macellate e non correttamente identificate noncè 22 capi ovini non identificati.