“È pervenuta il 25 giugno scorso (non avevamo alcun dubbio) la risposta definitiva del Difensore Civico regionale sulla pretesa del pagamento canone COSAP, pur se in misura ridotta, per la sistemazione del banchetto in Piazza Martiri da parte del Comitato per il referendum sul Teatro romano”. A farlo sapere, in una nota congiunta, sono: Associazione Demos, Associazione Teramo Nostra, Associazione Teramo città solidale & cittadinanza attiva, Associazione Liberi cittadini cinque stelle, Coordinamento dei comitati di quartiere cittadini.
“Le argomentazioni del Difensore sono dettagliate, organiche e ineccepibili. Il dirigente del Comune che gli ha inviato ben due note deduttive, ha omesso di mandarcele per conoscenza, e fino a pochi giorni orsono pensavamo che la richiesta di chiarimenti del Difensore fosse rimasta inevasa. Già questo testimonia la scarsa considerazione che alcuni dirigenti di questo Comune hanno nei confronti delle iniziative di democrazia di base che, loro malgrado, in questa Città sono sempre più incalzanti”
“I punti salienti dell’atto di difesa civica”, spiegano, “sono i seguenti: interpretazione restrittiva (un’espressione gentile…) delle disposizioni contenute nel comma 67 dell’art. 3, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, che definiscono le ipotesi di esonero dal pagamento della TOSAP, fra cui le attività politiche. Per il dirigente, infatti, queste sono riservate ai partiti. Richiamo a giurisprunza e atti ministeriali interpretativi inconferenti e dettanti interpretazione diversa da quella addotta”.
La Difesa civica regionale conclude in maniera netta che si ritengono «condivisibili le lagnanze degli istanti» e che in occasione della raccolta delle firme per un referendum, con il solo limite dei 10 metri quadrati, «i promotori debbono essere esonerati dall’obbligo del pagamento della COSAP, in ossequio alle disposizioni contenute nel regolamento in vigore» che non può essere interpretato, aggiungiamo noi, in maniera arbitraria.
“La Difesa civica regionale invita, per concludere, l’Amministrazione comunale a valutare l’opportunità di «annullare d’ufficio, ai sensi dell’art. 21 nonies della legge 241/1990, il provvedimento con il quale è stato chiesto il pagamento della COSAP oggetto del presente intervento»”.
“Questa la ricostruzione”, conclude il Comitato promotore nella persona di Carlo Di Marco, “ma non rinunciamo ad esprimere una forte preoccupazione per lo scarso grado di cultura costituzionalista (la politica, nella nostra Costituzione, non è riservata ai soli partiti) e di conoscenze giuridiche di alcuni dirigenti del Comune di Teramo. I firmatari del presente documento si riservano, ove sarà ritenuto opportuno, di ricorre al giudice amministrativo perché si attui, come vuole la Costituzione, la responsabilità dei pubblici funzionari”.
Le precisazioni del Presidente Coordinamento dei Comitati di Quartiere, Giuliano Lucenti: “Il Comitato per il Referendum non ha più senso di esistere”
“Encomiabile è stato il lavoro svolto di raccolta firme con i banchetti all’uopo allestiti, durante la settimana, in piazza Martiri della Libertà a cui hanno aderito centinaia di cittadini che si sono recati ai banchetti a firmare. I sacrifici delle persone che effettivamente si sono adoperate per la raccolta delle firme e il ruolo attivo svolto dal Coordinamento dei Comitati di Quartiere e dalle altre associazioni teramane, tra le quali Teramo Nostra, che ci hanno messo l’impegno e la faccia hanno consentito l’avvio di un percorso democratico e partecipativo sul recupero del Teatro Romano che, mi permetto di dire, che nella storia politica di Teramo non ha precedenti.
Preciso, che il Comitato Promotore del referendum sul teatro romano che si è costituito, non essendo un’associazione regolarmente registrata presso l’agenzia delle entrate, ma un semplice comitato di fatto, ha raccolto le adesioni dei rappresentanti e dei membri delle altre associazioni cittadine ed ha potuto operare e svolgere l’attività di raccolta delle firme attraverso la sinergica collaborazione con il Coordinamento dei Comitati di Quartiere. Difatti, il Coordinamento dei Comitati di Quartiere per la buona riuscita dell’iniziativa, si è assunto egli stesso, tutte le responsabilità ed ha predisposto e curato direttamente le richieste ottenendo le autorizzazioni necessarie da parte degli uffici comunali.
In data 20 giugno, il Coordinamento dei Comitati di Quartiere, Teramo Nostra, le altre associazioni cittadine e singoli cittadini che hanno aderito al Comitato Promotore per il Referendum al fine di fornire una risposta esauriente sulla proposta in discussione hanno organizzato un incontro pubblico ed una contestuale conferenza stampa alla presenza dei due candidati sindaci al ballottaggio, Giandonato Morra e Gianguido D’Alberto che, pubblicamente hanno sottoscritto e assunto il punto di impegno oggetto dell’iniziativa referendaria, ovvero quello di fare approvare in consiglio comunale un apposito regolamento e di istituire il Forum Cittadino sulle ipotesi progettuali di recupero del Teatro Romano.
Successivamente, il Coordinamento dei Comitati di Quartiere, a ratifica di quanto sopra, nella riunione del 26 giugno 2018 è giunto alla logica conclusione di proporre ad unanimità dei presenti lo scioglimento del Comitato per il Referendum.
Pertanto l’odierno scrivente non comprende a che titolo e a quali finalità è diretta l’attività oramai tardiva e, direi inopportuna, posta in essere da alcuni soggetti e da alcune associazioni aderenti al Comitato Promotore che, a mio avviso non avrebbe più ragione di esistere, per quanto sopra descritto, su una vicenda già affrontata e definita positivamente dal lavoro svolto soprattutto con il contributo fattivo delle associazioni teramane che si sono spese già da tempo per il raggiungimento di tale risultato”.