Teramo. Oltre dieci cittadini, rappresentanti di associazioni e Comitati di Quartiere di Teramo, hanno costituito un comitato promotore per l’indizione di un referendum finalizzato al recupero architettonico e alla “ricucitura” dell’area urbana del Centro Storico che comprende via Muzii, Piazza Verdi, via Stazio, vico del Cigno, via Vincenzo Irelli, via Paris, e via Teatro Antico.
“Oggi”, fa sapere il portavoce del Comitato, architetto Raffaele Raiola, “i promotori hanno dato mandato al presidente dell’associazione Teramo Città solidale di depositare il quesito referendario da sottoporre all’esame del collegio degli esperti da nominare ai sensi dell’articolo 83, comma 4 dello Statuto comunale. Una volta dichiarato ammissibile il quesito si potrà procedere alla raccolta delle 2.500 firme per la richiesta di referendum comunale ai sensi degli articoli 82 e 83 dello Statuto del Comune di Teramo”.
I promotori ritengono “che non si possa più tergiversare e sia giunto il tempo per chiedere all’Amministrazione comunale un impegno più preciso e deciso sul futuro della nostra città, in particolar modo del Centro Storico e delle periferie, anche se prendono atto che la Giunta comunale condivida questa esigenza, come si legge nel documento Unico di Programmazione 2021-2023, nel capitolo riguardante il “Governo del territorio: Rigenerazione urbana, riqualificazione del centro storico e connessione con le periferie e le frazioni””.
Ritengono inoltre che “all’interno del regolamento vigente vadano ricercati gli istituti che garantiscano la partecipazione, la più ampia possibile, in modo che i cittadini teramani possano affiancare l’Amministrazione ed il Consiglio comunale nell’attuazione di un progetto finalizzato alla rilettura della città e delle sue parti strategiche mediante una rivisitazione dello strumento urbanistico vigente, perché si possano al più presto definire strumenti attuativi con efficacia immediata”.
“La città non può più aspettare ed è dovere dei cittadini, delle Associazioni e dei comitati che hanno a cuore il futuro di questo territorio individuare il percorso che solleciti un dibattito serio attraverso il coinvolgimento diretto di tutti i settori presenti e di quelli da mettere in campo perché diventino tutti insieme i veri attori della città del domani” e per far questo chiedono anche agli Ordini professionali di “scendere in campo e partecipare attivamente con i loro iscritti ad un nuovo percorso in cui siano incentrate tutte le energie per rilanciare un progetto di rinascita del Capoluogo, individuando le strategie necessarie per rendere più saldo il rapporto con tutto il territorio provinciale attraverso un nuovo ruolo all’interno della Regione ed avviare nuove relazioni con le realtà al di fuori dei confini regionali, cui bisogna riferirsi per superare ogni forma di isolamento del sistema economico e culturale della Città e dell’ambito provinciale di riferimento”.
I promotori ritengono “che si possa avviare un procedimento partecipativo, mediante il coinvolgimento di altre realtà che in passato si sono battute per il recupero del Teatro romano, in primis l’associazione Teramo Nostra, congiuntamente a tante altre associazioni e comitati di quartiere insieme al Coordinamento dei comitati di quartiere di Teramo e a Teramo Città Solidale, che in questi ultimi anni sono sempre state presenti sul territorio con il coinvolgimento di una significativa popolazione attiva della Città. Di fronte ad un tema di tale importanza in una prima fase sarebbe opportuno quindi chiamare alla partecipazione tutto il corpo elettorale della città per scegliere se ampliare l’area di intervento come già proposto dallo studio del prof. Carbonara (approvato nel 2012 dal Consiglio comunale) o in alternativa lasciare questa parte del Centro Storico del Capoluogo priva di una nuova identità urbana, e quindi nello stato attuale in cui versa. Chiaramente i cittadini in questa fase, che si attiverebbe solo qualora l’amministrazione non provvedesse ad adottare i provvedimenti richiesti prima della consultazione popolare, sarebbero chiamati a decidere sulla estensione dell’ambito urbano da sottoporre a successivo approfondimento e ad eventuale variante urbanistica e non a proporre idee progettuali senza alcuna valenza tecnico-professionale”.
E ancora: “L’Amministrazione potrebbe individuare anche un’area più vasta di studio e all’interno della perimetrazione proposta potrebbero essere individuate più sottozone o comparti tra quelle da sottoporre a soli interventi pubblici e/o quelle da sottoporre ad interventi privati o misti (pubblico-privato). Sulla base di una bozza di Piano da redigere e predisporre attraverso studi di settore nel pieno rispetto della normativa vigente in materia, l’Amministrazione comunale può promuovere un procedimento partecipativo coinvolgendo cittadini, professionisti ed operatori economici e culturali utilizzando gli strumenti messi a disposizione dal regolamento sulla partecipazione. È proprio il carattere interdisciplinare così garantito che consente di avviare sulla base di una formale bozza di Piano, come previsto dalla normativa vigente in materia, un procedimento di “urbanistica partecipata” il più ampio possibile con il coinvolgimento non solo dei cittadini ma dei settori più rappresentativi della città”, conclude la nota dell’architetto Raiola.