“Abbiamo sinteticamente ripercorso la storia del recupero e considerato che nel corso degli anni, dagli studi di prefattibilità all’odierno progetto, tanti sono stati gli elementi di discussione che hanno portato alla attuale soluzione, in una prospettiva sostanzialmente migliorativa e vicina alle indicazioni della famosa ipotesi “C” del Carbonara rispetto alle prime ipotesi emerse”, dice la consigliera Pina Ciammariconi.
“Rimane il rimpianto per non aver percorso una serie di soluzioni alternative, a nostro avviso, più convincenti rispetto a quella finale, come la possibile sistemazione a quota calpestio del teatro, di tutta l’area…sistemazione per la quale, nel 2019, scrivevamo a mezzo stampa: “…C’è poi la questione del rapporto con la circostante area archeologica. In una delle ipotesi progettuali del Carbonara, (che, benché solo allo stato embrionale, continuiamo a reputare di gran lunga migliore) era tutta la zona ad essere ribassata, con il vantaggio di rendere il teatro realmente emergente, e di riconnetterlo esattamente alla stessa quota di tutte le preesistenze archeologiche presenti nei dintorni, nella certezza che un giorno si procederà al loro rinvenimento. Si garantiva quindi un approccio più sistematico e non puntuale dell’opera con il sito circostante. La soluzione Bellomo, viceversa, riconferma la quota “moderna”, quella dell’attuale via Paris, e renderà difficile una futura connessione con i resti che saranno rinvenuti” Se questa suggestiva ipotesi progettuale è definitivamente tramontata, rimane però la possibilità di correggere il tiro per quel che riguarda la problematica dell’impatto della copertura”.
E ancora: “Detta copertura appare dai rendering emersi dai canali ufficiali piuttosto sbilanciata, impattante per dimensioni, forma, altezza. La visuale dell’intera area, sempre dai modelli tridimensionali, è ora ampiamente caratterizzata da questo elemento orizzontale che sovrasta in lungo ed in largo le sottostanti emergenze architettoniche, dando a tutto il complesso l’immagine di uno sgraziato Deltaplano”.
“Abbiamo quindi chiesto all’Assessore ai Lavori pubblici”, fa sapere Ciammariconi, “che nella progettazione esecutiva si prenda in considerazione la possibilità di ridurre le dimensioni delle copertura, con eventuale accorciamento dello sbalzo verso l’esterno e verso l’interno e attraverso l’impiego di materiali che siano il meno possibile impattanti rispetto alle preesistenze archeologiche. I nostri suggerimenti vanno inquadrati nell’ottica non di una sterile critica ma di una possibile visione migliorativa dell’intervento. Il recupero del nostro magnifico Teatro rappresenta un’occasione imperdibile per il rilancio della nostra città. Occorre che venga fatto nel miglior modo possibile”.